Il museo di Lodi è chiuso da 20 anni. Ma gli studenti (e l'archeologa) gli danno voce

Il lavoro svolto è stato riconosciuto da Icom (International Council of Museums)

Germana Perani a lavoro

Germana Perani a lavoro

Lodi - Ragazzi di 17 anni danno “voce” al museo di Lodi chiuso da un ventennio con il progetto “Aspettando il museo”. Attività che è stata riconosciuta da Icom (International Council of Museums), la massima istituzione di musei e professionisti museali. Il progetto è talmente ben riuscito che si spera di riproporlo a settembre, con l’inizio dell’anno scolastico, a diverse scuole del territorio.

A testimoniare l’impegno e l’ingegno di questi giovanissimi è Germana Perani, archeologa museologa e professionista museale iscritta all’Icom. Si tratta dell’ideatrice del progetto di comunicazione delle collezioni museali lodigiane sposato dalla classe quarta T dell’Istituto tecnico Bassi di Lodi (a indirizzo turistico). “Convinta dell’importanza di comunicare la cultura, soprattutto al secondo anno di pandemia, ho proposto il progetto rendendo protagonista il nostro museo civico di Lodi che è chiuso da 20 anni – chiarisce- Cioè da quando l’edificio del palazzo dei Filippini è stato adibito a spazio per la biblioteca. La biblioteca, infatti, almeno dall’Ottocento, è storicamente percepita come una struttura che dà servizi, mentre il museo no. Solo nel codice Urbani e in Icom, tra il 2004 e il 2007, si parla di museo come servizio. Quindi la chiusura delle collezioni non è stata una disattenzione dell’amministrazione dell’epoca, ma semplicemente un allineamento su una percezione storica” evidenzia senza alcuna polemica.

“Aspettando il museo” è un progetto che ha preso una posizione di “attesa operativa”. “Si è concretizzato in una serie di poster pensati con un linguaggio differenziato per i vari ordini di scuola e che saranno affissi in ogni istituto lodigiano, all’ingresso, a inizio anno scolastico 2021-22 - chiarisce -. Per coinvolgere la cittadinanza, invece, sono state scelte alcune opere della pinacoteca, interpretate da alcune ragazze come tableau vivant. E durante i back stage di questo impegno, abbiamo anche girato video. Quindi, se l’amministrazione comunale, al quale ci rivolgiamo, ci ascolterà, speriamo di stampare queste foto dell’interpretazione delle opere e metterle in giro per la città. Oppure, se potremo fruire spazi aperti, fare anche rappresentazioni in diversi punti di Lodi” auspica. Esperta e ragazzi hanno inoltre redatto un questionario sull’attesa di museo che la popolazione ha e il foglio sarà distribuito dal prossimo anno scolastico.

"Ma non nei luoghi tradizionalmente collegati alla cultura, bensì altrove. Proprio per raggiungere anche quelle fette di pubblico che si ritengono, per la loro formazione, inadeguate ad accedere al museo - anticipa -. E il questionario è stato  tradotto in inglese, francese e arabo. Riteniamo infatti che un museo attivo possa avere una funzione sociale importante, di integrazione delle componenti che rappresentano culture diverse e si possono sentire più ai margini rispetto alla realtà cittadina. Anche altri musei si muovono in questa direzione, vedasi museo Egizio di Torino e Reggia di Caserta” insiste.

Il museo, qualsiasi sia, deve dare risposte alla società, intercettandone i bisogni. “Ecco perché, contestualmente, vorremmo comunicare le collezioni a una platea più vasta e ho realizzato una rubrica chiamata "Storie da museo", in cui racconto gli oggetti attraverso storie e non solo tramite una fredda scheda. Ambientando l’oggetto nell’epoca. Non racconti fantastici, ma scritti in cui il dato scientifico viene rispettato – descrive -. Icom ha quindi validato il progetto (inserendolo  persino nel proprio progetto “Tracciamo la rotta”) che, oltre a coinvolgere in modo forte, nonostante l’età, i ragazzi, li ha anche divertiti. Non dimentichiamoci che sono giovani e loro il museo di Lodi, chiuso da 20 anni, non l’hanno nemmeno mai potuto vedere”.

La professionista conclude: "Insomma, tracciamo la rotta per raccogliere esperienze fatte dai musei, in questo periodo, rivolte a potenziare la comunicazione. E siamo a disposizione di altre scuole o musei lodigiani per fare lo stesso. Nel frattempo ringrazio Monica Rossi e Nico Galmozzi, referenti all'interno dell’istituto Bassi e docenti di italiano e arte, per la splendida collaborazione ricevuta” conclude.