Mulazzano, licenziato caporeparto alla Olon: scatta il presidio dei lavoratori

Il licenziamento di un dipendente ha scatenato le tensioni davanti ai cancelli dell’azienda

I dipendenti della Olon in presidio contro il licenziamento di un caporeparto

I dipendenti della Olon in presidio contro il licenziamento di un caporeparto

Mulazzano (Lodi), 22 marzo 2019 - Il licenziamento di un dipendente ha scatenato le tensioni davanti ai cancelli dell’azienda. Sono 120 i lavoratori della Olon spa di Mulazzano, azienda del settore chimico-farmaceutico con oltre 1.300 addetti nelle sedi italiane, che hanno timori per il loro futuro lavorativo. Il sit-in si è tenuto ieri pomeriggio alle 14 alla presenza delle Rsu, sostenuti dalle sigle sindacali Filctem Cgil e Uil con i rispettivi segretari nazionali Sergio Cardinali e Venere Balla.

«Siamo preoccupati perché la figura professionale è stata soppressa ed è scattato il licenziamento seguendo la legge Fornero (se la posizione lavorativa viene soppressa allora può scattare il licenziamento) – spiega Nino Fasano, rappresentante Rsu –. Si tratta di una persona che ha lavorato qui come caporeparto e con tanti anni di esperienza. Abbiamo provato a parlare con l’azienda durante l’incontro che si è tenuto stamattina (ieri per chi legge, ndr) a livello regionale per discutere della sicurezza sul posto di lavoro, ma la questione è saltata». Le sigle sindacali Cgil e Uil, insieme ai rappresentati Rsu, sono pronti allo sciopero. Della questione si discuterà durante le assemblee che si terranno da lunedì in tutte le sette sedi in Italia (di cui cinque in Lombardia, una Settimo Torinese e l’altra a Capua in Campania). Alla sede che si trova in località Cassino d’Alberi toccherà lunedì.

«I rischi sono per tutti – sottolinea Emanuele Caravello, segretario generale Filctem Cgil Lodi –. Gli schemi sindacali sono saltati. Difficilmente si potrà risanare la vicenda senza un dialogo. La scelta rischia di essere antisindacale e stiamo verificando i presupposti. L’altra cosa che ci hanno detto è che altre dipendenti potranno essere licenziati. Staremo a vedere, ma da parte nostra promettiamo battaglia. I vertici dell’azienda devono capire che non sono più una fabbrichetta, ma un grosso gruppo da 1.300 dipendenti».