A Casale il braccio di ferro continua: "Stop ai fondi esteri per le moschee"

Primo firmatario della proposta di legge è il deputato Guido Guidesi

Il centro a Casale (Gazzola)

Il centro a Casale (Gazzola)

Casalpusterlengo, 6 agosto 2016 - Basta flussi di denaro dall’estero per realizzare luoghi di culto. Lo chiede, in una proposta di legge, la Lega Nord e l’onorevole lodigiano Guido Guidesi, come primo firmatario, ne propugna a spada tratta la necessità. «Solo nel 2016 una fondazione del Qatar mette a disposizione 25 milioni di euro per la costruzione di 33 nuovi centri di culto islamici – spiega il parlamentare del Carroccio –. Noi non vogliamo ridurre i diritti di chi vuole pregare o di riunirsi, ma l’obiettivo della legge è quello di disciplinare in maniera chiara e trasparente la tracciabilità dei finanziamenti per la realizzazione di nuovi edifici destinati all’esercizio dei culti religiosi».

Le nuove norme, secondo la Lega, si rendono necessarie in primis per colmare il vuoto normativo esistente per tutte le confessioni religiose, ma l’obiettivo vero è quello di accendere la luce sui corposi finanziamenti che arrivano dall’estero «per la realizzazione dei luoghi di culto e il proliferare di centri che si sottraggono a qualsiasi controllo». Oltre al divieto di far arrivare flussi di denaro fuori dall’Italia, l’obiettivo del Carroccio è quello di effettuare una mappatura dei luoghi culto compresi i centri culturali, mentre le confessioni religiose che non hanno firmato un accordo con lo Stato devono mettere nello statuto richiami precisi al rispetto dei dettami costituzionali.

La questione tocca da vicino anche il territorio della Bassa visto che il centro culturale islamico di Casale è stato in parte finanziato da una fondazione qatariota che ha elargito 150mila euro. A maggio la struttura di via Crema doveva essere inaugurata alla presenza dei rappresentanti dell’ente benefico e del consolato del Qatar, ma l’iniziativa è stata misteriosamente sospesa all’ultimo momento. Ovviamente dietro alla cancellazione del taglio del nastro vi è un braccio di ferro, ancora latente, tra Comune e rappresentanti del centro islamico: infatti, sotto il profilo urbanistico, l’edificio non potrebbe essere utilizzato come luogo di culto, ma il Comune non intende sanare la questione, ribadendo sostanzialmente che non è possibile farlo a livello tecnico-procedurale. Per Guidesi il Comune non ha motivo di indugiare. «Oggi ha un’arma per potere chiudere il centro visto che le regole urbanistiche non sono rispettate», spiega l’onorevole. La sensazione è che tra qualche mese la questione sarà affrontata e le conseguenze, a oggi, sono difficilmente ipotizzabili.