Morti e infortuni sul lavoro in calo

Lodi, il presidente dell’Anmil però invita a non abbassare la guardia: sono necessarie più ispezioni

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di Laura De Benedetti

Nessun morto sul lavoro nel 2021 nel Lodigiano, rispetto ai 6 casi registrati nel 2020 e ai 3, rispettivi, relativi al 2019 e al 2018. Ed anche un numero di infortuni in calo: 2.333 lo scorso anno, circa 600 in meno rispetto al 2018. Sono i dati della mappatura dell’emergenza in Italia e nel Lodigiano elaborati, in occasione della odierna Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro, dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering su dati Inail. Il dato che emerge, fa sapere l’Osservatorio con sede a Mestre è che dal 2018 le vittime sul lavoro sono state 4.713, quasi mille l’anno. Una lunga scia di ‘morti bianche’ in cui si inserisce la vicenda pandemica che fa rilevare 811 decessi sul lavoro per Covid registrati tra 2020 e 2021.

"Ma, mentre la pandemia incide sempre meno nella mortalità sul lavoro, ad inquietare è invece l’incremento degli infortuni mortali con esclusione delle morti per Covid: nel 2021 rispetto al 2020 - registra l’Osservatorio Vega -, c’è un aumento di casi di morti sul lavoro stimato in quasi il 40%". Le vittime sono soprattutto gli ultrasessantacinquenni (incidenza quadrupla), mentre sono i giovanissimi a far registrare un numero di infortuni triplicati sebbene il dato annuale, legato alla diffusione dello smartworking, veda un calo generalizzato. La Lombardia è, comunque, tra le Regioni con l’incidenza di mortalità più bassa, ed anche il Lodigiano segue questo trend positivo. Nessun decesso nel 2021 (116 i casi lombardi, 973 nazionali) nel territorio e infortuni passati dai 2.930 del 2018, ai 2.675 del 2019, ai 2.479 dell’anno della pandemia, ai 2.333 del 2021 (in Lombardia 103.823, in Italia 555.236).

"Servono le ispezioni: si continua a dirlo anche nel tavolo in Prefettura ma poi non si fa, perché probabilmente manca il personale - commenta Tiziano Giffanti dell’Anmil, associazione dei mutilati e invalidi di Lodi -. Bisogna aumentare i controlli e fare molta formazione nelle scuole. C’è anche un cambiamento in atto. Prima le cause più gravi di malattie erano asbestosi, per l’amianto, o silicosi, per il lavoro nelle cave, oggi i lavoratori sono più colpiti nelle logistiche e in agricoltura, dove ad esempio non si usano le sovvenzioni Inail per comprare nuovi trattori o macchinari più sicuri per evitare controlli. Nella logistica, in particolare, si sviluppano malattie muscolari legate alla movimentazione dei pacchi: dal tunnel carpale ad altre forme più gravi. Ma la tendenza delle logistiche è di far passare tutto come malattia e non come infortunio: la differenza non c’è se non quando poi sul lungo termine non si guarisce e la malattia progredisce".