Lodi, il giallo del monumento a Napoleone: spartiti anche i frammenti

Delle sculture rimane solo un dipinto

Il quadro di Giovanni Migliara che ricorda la battaglia del ponte di Lodi del 1796

Il quadro di Giovanni Migliara che ricorda la battaglia del ponte di Lodi del 1796

Lodi, 26 novembre 2018 - Pochi sanno che sia esistito, quasi nessuno sa che alcuni frammenti esistono tuttora. Nessuno, invece, sa realmente dove si trovino. Il mistero del monumento alla vittoria napoleonica del Ponte di Lodi, 1796, sta tutto in un quadro. Non un capolavoro, piuttosto uno studio eseguito rapidamente e con qualche correzione successiva.

La firma è celebre, quella di Giovanni Migliara. Fu comprato dalla Deputazione di Storia Patria e nel 1883 fa parte del Museo Civico di Lodi. Ritrae la piazza Maggiore, quella che oggi è dedicata alla Vittoria del 1918. Non si vede la cattedrale, bellissima, ma le case attorno. Oggi è più o meno tutto come allora. C’è soltanto qualcosa in più: un grande monumento al centro della piazza che ora non esiste più. Non esiste neppure nelle fotografie d’epoca, né nei paesaggi dipinti nel Sei e Settecento. Si tratta del trofeo scultoreo apparso proprio dopo la vittoria napoleonica, quella in cui le truppe francesi travolsero quelle imperiali austriache del generale Beaulieu, assicurandosi il possesso della Lombardia. Subito i sudditi, cambiata vela, mostrarono fedeltà al nuovo padrone. E innalzarono in piazza, quando ormai la repubblica Cisalpina era sparita, non l’albero della libertà, come a Milano, ma un solido monumento in marmo, affidato allo scultore ticinese all’epoca assai di moda Giocondo Albertolli.

Ad appoggiare l’iniziativa, il viceré (e figliastro di Napoleone) Eugenio di Beauharnais. Inaugurata il 13 maggio del 1808, 12 anni dopo la grande battaglia, l’opera ebbe vita breve. Gli austriaci tornarono a Milano e a Lodi, e il trofeo fu smontato il 16 aprile del 1814. In questo lasso di tempo fu dipinto il quadro. Per anni si è ritenuto il monumento perduto per sempre. Sono i cataloghi dei frammenti scultorei del museo civico, invece, a raccontare il contrario. Le parti decorative, bassorilievi, furono ritirate dall’architetto Cristoforo Picolli e successivamente donate alla città nel 1866. I pilastri servirono a delimitare un’altra area della piazza. Ma il pezzo principale, un cilindro interamente scolpito, portato nel cortile della Biblioteca Laudense, dove era rimasto per decenni, è ancora una volta svanito. Probabilmente ritirato in un magazzino, se ne sono perse le tracce.