Il figlio del medico-eroe ucciso dal Covid: mandato a lottare a mani nude contro il virus

Lodi, Marcello Natali ucciso dal virus a marzo del 2020. Il figlio Marco: la scelta del Senato di non risarcire i parenti? Ingiusta, ma non mi sorprende.

Marco Natali

Marco Natali

Caselle Landi (Lodi), 13 febbraio 2022 - Tra poco più di un mese saranno già passati due anni dalla sua morte. Un sacrificio, quello di Marcello Natali, il medico di base di Caselle Landi, comune nella piena campagna lodigiana, tra i primi a perdere la vita per il Covid. Il 18 marzo 2020, il camice bianco di 57 anni si è spento dopo appena una settimana di ricovero, prima a Cremona e poi in terapia intensiva a Milano, colpito da quel virus allora molto meno conosciuto di oggi. Una vicenda che ha stravolto per sempre l’esistenza di Marco Natali, il figlio 22enne di Marcello, un ragazzo tranquillo, costretto a reagire per superare le difficoltà che lo hanno travolto insieme a sua sorella e sua madre.

Ma oltre al dolore, sempre nel ricordo di suo padre, Marco, che studia chimica all’Università di Ferrara, ha trovato la forza e il coraggio di battersi per spiegare che con il Covid non si scherza e che il vaccino è sicuramente l’arma più forte che l’uomo può utilizzare per contrastarlo. Così lo scorso luglio, durante l’ennesima manifestazione dei "No Green Pass" in piazza della Vittoria a Lodi, Marco aveva deciso di affrontare la folla.

Marcello Natali
Marcello Natali

Un evento che ha visto l’intervento di alcune persone tra cui quello di una signora che aveva sostenuto che "tutti i morti di Covid non esistono, li uccidono in ospedale". A quelle parole Marco aveva deciso di intervenire e dire la sua, senza alcun timore di affrontare la folla. A tutto questo ora si aggiunge la beffa dei mancati ristori.

Marco Natali, cosa ne pensa della decisione del Senato di negare i ristori alle famiglie dei medici morti per il Covid?

"Su questa vicenda legata ai rimborsi alle famiglie dei medici deceduti per il Covid sono dispiaciuto. Non conosco le motivazioni di una scelta del genere da parte della politica. Senza dubbio è una scelta che mi dispiace, ma che non mi sorprende".

In che senso?

"Rispetto a due anni fa non è cambiato nulla. Quelli che sono stati definiti eroi, i medici di base che per primi hanno combattuto in trincea, alla fine sono rimasti tali solo a parole. Nei fatti la situazione è completamente diversa".

Cosa ricorda del sacrificio di suo padre in quei giorni?

"Mio padre, come tanti altri medici di base in Italia, è stato mandato a lottare contro il virus a mani nude, senza protezioni e sostegno. All’inizio è stata dura. E mio padre, come altri medici, ha pagato tutto questo con la vita".

A luglio scorso lei aveva affrontato con coraggio la folla dei No Green Pass in piazza a Lodi. Ha ricevuto minacce?

"No, diciamo che ho ricevuto tanti messaggi di sostegno da parte di persone che hanno conosciuto la mia storia e che hanno apprezzato il mio coraggio quando ho parlato in piazza davanti a tutte quelle persone".