Cavenago d'Adda, il medico trasloca nel capoluogo: in duemila senza cure di base

Petizione da inviare all'Ats di Lodi per riavere il servizio sul territorio

Mario Forti insieme ad altri residenti raccoglie firme per riavere il medico

Mario Forti insieme ad altri residenti raccoglie firme per riavere il medico

Cavenago d'Adda (Lodi), 11 luglio 2019 - In mille hanno già firmato la petizione da spedire all’Ats di Lodi. In paese il loro medico di base non li riceverà più. Per raggiungere il suo studio, anche solo per una ricetta, a circa duemila residenti di Cavenago d’Adda, toccherà raggiungere Lodi.

Tutto accade il 30 aprile. «La dottoressa Lara Grassi, che aveva sostituito dalla fine del 2017 il dottor Giuseppe Rossella, andato in pensione, ha comunicato che non avrebbe più esercitato in paese, ricevendo solo a Lodi o ad Abbadia Cerreto – spiega Mario Forti, uno dei residenti impegnati nella protesta –. Ma qui ci sono tanti pensionati senza auto e, anche solo per una ricetta, prendendo il bus al mattino si rientra all’ora di pranzo. In questi giorni, inoltre, è in ferie, anche il dottor Massimo Vajani che, comunque, aveva potuto accettare solo circa 200 pazienti: bisogna rivolgersi al suo sostituto». Il problema era già stato sollevato, proprio attraverso le pagine del “Giorno”, a fine gennaio, proprio da Vajani, presidente dell’Ordine dei Medici, che aveva reso noti i pensionamenti dei colleghi (circa 180 nel Lodigiano quelli di libera scelta, con i pediatri) che avevano creato difficoltà, tra casi risolti e non, il piccoli e grandi centri della provincia come Cavacurta, Crespiatica, Guardamiglio, Brembio, Secugnago, Sant’Angelo Lodigiano e Livraga. Tra le cause Vajani aveva indicano il pensionamento ai 65 anni, anziché 70, il triennio specialistico aggiunto nel percorso di studi, il numero limitato e il basso riconoscimento economico delle borse di studio. Walter Bergamaschi, direttore generale dell’Ats del territorio, aveva replicato portando il massimale dei pazienti in carico a ciascun medico da 1.500 a 1.800, triplicando le borse di studio, da 90 a 370, e portando in ospedale a Lodi 25 iscritti al corso triennale di specializzazione, affinché svolgessero poi il tirocinio nel territorio.