Sos medici: pensionati non sostituiti nel Lodigiano

L'allarme del presidente Vajani: "Cittadini lasciati allo sbando"

Massimo Vajani presidente dell’ordine dei medici della Provincia di Lodi

Massimo Vajani presidente dell’ordine dei medici della Provincia di Lodi

Lodi, 31 gennaio 2019 - «Il caso più recente è quello del dottor Angelo Grecchi, medico di base che va in pensione proprio oggi a Cavacurta, ora Castelgerundo, senza essere stato sostituito. Ma a fine dicembre lo stesso fatto ha riguardato i medici di famiglia Patrizia Zamproni a Sant’Angelo e Gianfranco Gambazza a Guardamiglio. Se nel primo caso i pazienti si sono distribuiti tra gli altri ambulatori della città, nel secondo la dottoressa Emanuella Rizzitelli, di Codogno, ne ha acquisiti alcuni e si reca in paese due volte a settimana; gli altri hanno cercato un medico di base tra San Rocco al Porto e zone limitrofe».

Massimo Vajani, presidente dell’Ordine dei medici di Lodi, conferma l’allarme lanciato dal sindaco Luca Marini in qualità di delegato del Lodigiano nell’Ats Città Metropolitana (ex Asl di Lodi): «È un problema importante: nei prossimi anni 4-500 mila lombardi rimarranno senza medico di famiglia – spiega Vajani, che dal 1983 gestisce 4 ambulatori tra Mairago e la frazione Basiasco, Cavenago e la frazione Caviaga –. Il medico avvisa l’Ats con almeno 3 mesi di anticipo ma i supplenti non arrivano in automatico, la gente è lasciata allo sbando. Quando a Brembio e Secugnago è andato in pensione Angelo Ottolini, la gente ha raccolto le firme finché non è stato messo lì un supplente, figura che comunque crea disguidi enormi, soprattutto per la popolazione anziana. Stesso caso a Crespiatica dove da poco un titolare ha sostituito il supplente dopo il pensionamento di Giovanni Zucchelli. Tra aprile e maggio, invece, a Livraga, andrà in pensione Stefano Maraschi».

Le origini e le conseguenze del problema sono diversi, spiega Vajani: «Se prima i medici andavano in pensione col massimo dell’età possibile, a 70 anni, ora molti scelgono di farlo non appena raggiunta la soglia, riscattando gli anni di laurea, attorno ai 65 anni. Inoltre da 7/8 anni per esercitare è necessario un triennio specialistico in medicina generale che, tra l’altro, ha borse di studio, limitate di numero, di 900 euro contro le 1800 di altre specialità. Ora, data l’emergenza, si pensa di permettere di esercitare anche solo a chi è iscritto al triennio. Inoltre sono stati ridotti i posti letto negli ospedali, non ci sono più reparti per subacuti e manca l’assistenza territoriale. E noi abbiamo molti pazienti con polipatologie. Ci sono medici con posti ancora liberi (il massimo è di 1500 utenti, ndr) ma possono decidere se accettare un paziente di un altro Comune (la scelta è del cittadino, ndr) considerando che, se fosse grave, dovrebbero visitarlo a domicilio. Tutto ciò crea un circolo vizioso che alla fine intasa i pronto soccorso, anche perché la gente oggi vuole tutto e subito».