di Carlo D’Elia
"Chi sa qualcosa sulla morte di mio figlio, parli". Ombretta Meriggi, la madre di Giorgio Medaglia, il 34enne di Lodi scomparso il 28 giugno e trovato senza vita nell’Adda il 3 luglio, non riesce a darsi pace e lancia ancora un appello ai lodigiani. Durante questi ultimi giorni la donna ha più volte contattato il Centro psicosociale di Lodi, la struttura che suo figlio Giorgio frequentava da anni e dov’era in cura, dove era molto conosciuto e amato, cercando più elementi possibili da fornire anche ai carabinieri e alla Procura che già nelle ultime ore sono tornati a sentire le testimonianze del caposala del Centro psicosociale di Lodi, il responsabile del Centro diurno e la psicologa che aveva in cura Medaglia.
"Ogni elemento è fondamentale per arrivare alla verità sulla morte di mio figlio – spiega Ombretta Meriggi, che non ha mai creduto al suicidio – Chi sa qualcosa ci aiuti". Resta altissima anche l’attenzione della Procura. Nelle prossime settimane il procuratore Domenico Chiaro chiederà una proroga alle indagini: l’obiettivo è di andare avanti nell’attività investigativa iniziata a luglio dopo la scoperta del corpo. Sono quattro gli elementi individuati dagli inquirenti: il testimone-chiave che avrebbe visto la sera del 28 giugno il motorino di Medaglia parcheggiato vicino all’Adda da un ragazzino molto giovane; la presenza dei tre caschi (uno trovato dai genitori della vittima nel garage); il mistero dei vestiti del 34enne, che sarebbe stato trovato nel fiume con addosso pantaloncini rossi da ginnastica quando invece quella sera era uscito con i pantaloncini di jeans, e soprattutto la presenza di alcol nel corpo di Medaglia.