Soldi chiesti ai malati di tumore: "Li vogliono pure per mia moglie morta"

Il marito di un’infermiera che lavorava in Ortopedia a Lodi: avevamo fatto tutto secondo le norme

L’Asst di Lodi si è giustificata sottolineando che si tratta di un "atto dovuto"

L’Asst di Lodi si è giustificata sottolineando che si tratta di un "atto dovuto"

Lodi - La moglie è morta di tumore nel 2014 ma l’Asst di Lodi ora chiede quasi 23 mila euro al marito: la vicenda dei rimborsi ai dipendenti sanitari malati di cancro poichè, secondo una interpretazione del contratto di lavoro, potevano usufruire della retribuzione per intero solo in caso di assenza per terapie salvavita, si allarga e assume contorni paradossali. Il racconto del piacentino Marco Losi, la cui moglie lavorava come infermiera in Ortopedia all’ospedale di Lodi, è un misto tra incredulità e rabbia. "Mia moglie è stata operata al seno nel 2010 e poi si è sottoposta a diversi cicli di chemioterapia, intervallando periodi a casa e al lavoro. Poi, dopo un anno e mezzo circa, ha avuto una ricaduta ed è stata a casa, ovviamente: non ce la faceva più. Un calvario. Tutto certificato. Tutto fatto secondo le norme. Sui documenti era sempre scritto: "malattia grave con terapia salvavita". Ho tenuto tutti i documenti.

E’ incredibile che ora chiedano agli eredi indietro 23mila euro più gli interessi che dovrei pure calcolare io. E’ assurdo e vergognoso. Mi hanno riaperto una ferita: quando è morta mia moglie, ho dovuto rimboccarmi le maniche con due figli da mantenere. Ora è arrivata questa mazzata. Io oggi 23mila euro non li ho ed anche se li avessi perchè dovrei restituirli avendo sempre agito correttamente?". L’Asst ha ribadito che le lettere sono un "atto dovuto", ma il sindacato Fisi promette battaglia. "I nostri avvocati hanno già mandato la diffida- dice Gianfranco Bignamini- E poi sarebbe al massimo l’Inps a dover pagare. Inoltre l’errore fu dei vertici Asst: paghino loro".