Processo all'oste di Casaletto, il figlio di Cattaneo in aula: "Non credevo avesse ucciso"

Gianluca ha spiegato perchè non fu detto subito ai carabinieri del colpo di fucile

Mario Cattaneo (a sinistra) con il figlio Gianluca

Mario Cattaneo (a sinistra) con il figlio Gianluca

Lodi, 7 aprile 2019  – Ai carabinieri non abbiamo subito detto del colpo di fucile perché pensavamo che non fosse successo nulla di grave». Così il figlio dell’oste lodigiano Mario Cattaneo, il 45enne Gianluca, testimone oculare dei fatti avvenuti nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2017 nel cortile dell’osteria di Gugnano, ha giustificato venerdì in tribunale a Lodi la scelta di nascondere il bossolo esploso e di rimettere a posto il fucile, chiedendo ai carabinieri di intervenire per un furto nel locale, non dicendo subito niente del colpo di fucile partito accidentalmente dopo una colluttazione con uno dei ladri costata la vita al malvivente Petre Ungureanu.

La quarta udienza del processo per eccesso colposo di legittima difesa che vede imputato Mario Cattaneo (assente stavolta in aula) è durata sei ore. «Mi sono svegliato dopo aver sentito la sirena esterna del locale – ha raccontato Gianluca Cattaneo che quella notte era sceso con il padre per affrontare i ladri –. Sentivo dei forti rumori metallici come se qualcuno volesse entrare nel locale. Io e mio padre ci siamo trovati sul pianerottolo. Lui aveva il fucile in mano con la canna verso l’alto. Abbiamo cercato di aprire la porta, ma mi sono accorto che era bloccata. Dopo averla rotta a calci siamo riusciti ad aprirla. C’erano due mobiletti uno davanti all’altro che non riuscivamo a spostare. In quel momento uno dei ladri ha afferrato la canna del fucile. Mio padre poi è caduto è per terra. Ho visto la canna alzarsi, poi un momento di buio e mi sono trovato abbracciato al ladro mentre mio padre era per terra. Ho sentito delle urla in lingua straniera e i ladri che fuggivano».

Chiamata a testimoniare anche la moglie dell’oste Fiorenza, che quella notte era scesa con Cattaneo. La donna ha ripercorso i momenti della colluttazione. «Mio marito ha alzato il fucile e ho visto due mani che afferravano la canna», ha riferito la moglie di Cattaneo. In aula anche i Ris di Parma. Dall’esame dattiloscopico sull’arma però non ci sarebbero tracce del ladro. «Probabilmente con le temperature alte che raggiunge la canna di metallo le impronte siano state cancellate - spiega l’esperto del Ris di Parma –, ma non ci sono elementi per poter escludere che il fucile sia stato pulito». L’udienza riprenderà il 17 luglio alle 10. Il 27 settembre ci sarà l’esame dell’imputato.