Lodi contro la violenza sulle donne. Centinaia in marcia: gridiamo per chi non ha più voce

La marcia ha coinvolto tantissime realtà e moltissimi cittadini: "Siamo donne che lottano contro le discriminazioni, le violenze e lavorano per i diritti di tutti"

Lodi, 26 novembre 2022 - Tamburi, sonagli, fischietti, cori, pentole e coperchi. "Siamo il grido, altissimo e feroce, di tutte le donne che non hanno più voce". Diceva così lo striscione portato in marcia nel centro di Lodi, da oltre un centinaio di manifestanti in occasione della "Giornata internazionale contro la violenza verso le donne". Il corteo "Facciamo rumore" ha lanciato un messaggio fortissimo. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Rumorosse (ed ha aderito l’associazione Snoq, insieme ad altre realtà che sostengono la causa).

Contro i femminicidi

"Siamo donne che lottano contro le discriminazioni, le violenze e lavorano per i diritti di tutti". L’iniziativa è stata proposta in collaborazione con Lodi arcobaleno, Se non ora quando, Ife (Iniziativa femminista europea), Toponomastica Femminile, Antifa e Donne Democratiche. "Ringraziamo per la partecipazione e saremo sempre in piazza per dire no alla violenza e alla cultura patriarcale". Il sodalizio, di promozione sociale, ha voluto fare rumore per dare voce a chi non l’ha più: "Ricordiamo le vittime di femminicidio del 2022, parlando anche della situazione che, da più di 10 settimane, imperversa in Iran e quindi abbiamo portato la testimonianza di una donna iraniana che vive in Italia da 10 anni e ci ha spiegato come loro, completamente senza armi, subendo violenza sessuale, torture e uccisioni, combattono per la propria libertà, contro la teocrazia e l’oppressione di un regime".

La marcia

E' partita da piazza Zaninelli, per Corso Roma, piazza Della Vittoria, Corso Vittorio Emanuele e Piazza Castello, la marcia. Sono state lette testimonianze di bambine, ragazze e donne che hanno subito violenza di ogni genere. E’ stata allestita anche una stanza buia, in cui è stata proposta una traccia audio, con tantissime canzoni, passate e recenti, che testimoniano la cultura patriarcale e sessista italiana e proposto "Annega il patriarcato". In particolare sono state scritte e appese frasi sessiste e maschiliste, poi cancellate, con l’acqua, dai cittadini. "Inoltre le persone hanno potuto lanciare negli ombrelli i propri desideri, dato che l’acqua è anche un simbolo vitale e serve per far sorgere speranza" descrivono le promotrici.

Le iniziative

Hanno partecipato anche alcune autorità e la classe terza media di Borghetto. Nell’ambito del 25 novembre sono state poi proposte, al cinema Fanfulla, in due momenti diversi, le proiezioni del docufilm "Corpo a corpo", con circa 150 adulti e 450 studenti. Novità promossa dal comitato Se non ora, quando? Snoq Lodi, con Toponomastica femminile e Ife Italia (Iniziativa femminista europea Iniziativa femminista europea), col Patrocinio del Comune di Lodi e in collaborazione con numerose associazioni. Si è quindi parlato dell’atleta paraolimpica Veronica Yoko Plebani, che a Tokyo 2020 ha vinto il bronzo nella specialità del Triathlon e nonostante una terribile malattia, circola senza coprirsi e dichiara: “Le mie cicatrici è come se fossero squame di sirena".

Plebani: "Mostra le tue cicatrici"

Un messaggio forte per le ragazze che si preoccupano della cellulite e dell’aspetto fisico, senza accettarsi e per paura del pensiero altrui. "Solo un piccolo promemoria - ha ribadito l’artista nel suo messaggio - la tua pelle sta sempre bene su di te. Abbracciala, amala e coccolala. So che a volte potrebbe essere difficile mostrare le tue cicatrici senza pensarci troppo, perché qualcuno potrebbe cercare di definirti in base a loro, cercandone la storia che ci sta dietro e vedendo solo i tuoi momenti difficili, guardandoti nell'unicità. Bisogna invece dimostrare che si stanno passando dei bei momenti e questi dipendono solo da sé stessi".

La testimonianza dall'Iran

Infine nella sede Cgil di Lodi, una iraniana da Milano ha raccontato la propria esperienza e la senatrice Susanna Camusso ha ribadito: "Cosa possiamo fare? C'è grande diaspora, soprattutto di giovani iraniani e ci hanno chiesto non solo di essere solidali, ma di far sapere cosa succede, per fermare il livello di violenza. Contano oltre 10 mila persone arrestate, 15 condanne a morte, 500 tra morti e scomparsi, si spara sulla folla". Poi ha ricordato: "Il nostro governo ancora non si è ancora espresso. Si ipotizza a livello europeo di dichiarare che i Pasdaran sono terroristi, impedendogli così la libera circolazione in altri Stati”.