2010-04-28
— LODI —
IL CASO è appena cominciato per i difensori delle sei persone finite in carcere per estorsione. Secondo l’avvocato Augusto Cornalba, legale del romeno Marios Lantaru, «il 24enne residente nel Pavese è solo una pedina: si tratta di una persona con regolare permesso di soggiorno, che ha un immobile di proprietà e lavora con una regolare partita Iva, da libero professionista. Non è certo un delinquente».
Anche se - secondo i primi rilievi fatti dai carabinieri - risulta che una delle due pistole usate per l’estorsione, la Zastava calibro 25, risulta di proprietà dell’artigiano romeno e detenuta illegalmente perché “clandestina”, mai registrata in Italia ma proveniente dalla ex Jugoslavia.
Per gli altri imputati, Riccardo Minerba, Antonio Contino, Antonio Messina e Vincenzo Mirante resta il secco “no comment” da parte dei difensori sulla strategia difensiva.

L’UNICA vera “bomba” viene lanciata da Giovanni Marinosci, difensore di Paolo Scola, assieme al legale Umberto Tomalino. Secondo l’avvocato del foro di Milano, il suo assistito avrebbe rilasciato nei giorni scorsi durante l’interrogatorio in carcere al magistrato «dichiarazioni spontanee che potrebbero aprire alcuni nuovi scenari». Scola - stando al racconto del suo avvocato - avrebbe detto che nella vicenda è implicato anche un sottoufficiale dei carabinieri. Al momento, poco più di una indiscrezione. Ora i carabinieri stanno indagando per accertare l’ambito e i possibili complici non ancora finiti in manette.

L’AVVOCATO MARINOSCI AFFERMA che «il processo per il suo assistito è solo all’inizio» e che le informazioni trapelate sono state fornite spontaneamente durante l’interrogatorio per rogatoria da Paolo Scola (recluso a Lecco) e - pare - confermate davanti agli investigatori in un secondo momento.
Ora spetta all’Arma chiarire una vicenda per certi versi ancora avvolta nel mistero.
F.N.