2010-04-28
di FRANCESCO NERI
— LODI —
SI SONO concluse ieri le indagini del nucleo operativo dei Carabinieri con l’arresto di sei persone, cinque italiani e un romeno, accusati di estorsione e custodia illegale di armi. L’operazione era iniziata alcune settimane fa, dopo la denuncia alle forze dell’ordine da parte di un imprenditore lodigiano di 58 anni.
«La vittima era stata avvicinata da un altro imprenditore per fare insieme operazioni finanziarie — racconta il tenente Alberto Azzalini, comandante del Nucleo investigativo — che poi non sono andate a buon fine».
È a questo punto che Paolo Scola e Vincenzo Mirante, accusati di essere i “mandanti”, si sono affidati a un vero e proprio “commando” formato da quattro persone armate, quasi tutte pregiudicate, per estorcere 480mila euro all’imprenditore lodigiano.
LA VITTIMA designata ha raccontato ai carabinieri di alcuni incontri avuti con i malviventi in cui era stato minacciato: in un primo momento era l’unico bersaglio, poi le minacce sarebbero arrivate anche ai suoi familiari.
Uno degli arrestati, Scola - secondo i carabinieri - avrebbe mostrato la pistola alle vittime, a scopo intimidatorio. Non solo. Dopo i primi “incontri”, l’imprenditore lodigiano si è reso conto di essere finito nel mirino non di un solo estorsore, bensì di una banda che spalleggiava Scola. Gli estorsori avevano imposto un primo incontro martedì 20 aprile nel parcheggio del centro commerciale «Bennet» di Pieve Fissiraga: la vittima avrebbe dovuto consegnare almeno una parte del denaro, circa 100mila euro.

APPENA I delinquenti si sono resi conto che la vittima non aveva portato soldi, sono subito ricorsi alla forza: hanno cercato di caricare in auto il 58enne lodigiano.
Ma proprio in quel momento i carabinieri in borghese, mescolati alla folla, sono intervenuti bloccando e arrestando Marios Lantaru, romeno di 24 anni residente a Belgioioso (Pavia), Riccardo Minerba, 31 anni, Antonio Contino, 27enne, e Antonio Messina, 41 anni. Erano a bordo di due auto, una Bmw 520 e una Dodge Journey, dove i militari hanno trovato due pistole semiautomatiche. I quattro arrestati sono tutti artigiani nel settore dell’edilizia, gli italiani originari della Sicilia ma tutti “trapiantati” da anni nel Varesotto. Alcuni di loro hanno precedenti specifici.
Vincenzo Mirante, 46 anni, domiciliato nel Pavese, e il presunto mandante Paolo Scola, 41enne residente nel Lecchese, invece, in un primo momento sono riusciti a fuggire a bordo di una potente Jaguar e a far perdere le loro tracce. Ancora per poco, perché martedì mattina anche loro sono finiti in manette.

«SAPEVAMO che erano armati — specifica il tenente Azzalini — ma quando a bordo della Bmw 520 utilizzata dagli estorsori abbiamo trovato una pistola Beretta calibro 22 e una Zastava calibro 25 cariche e col “colpo in canna e il cane aperto”, pronte a far fuoco, abbiamo davvero capito la pericolosità di queste persone». I primi quattro, finiti in manette il 20 aprile, sono tuttora rinchiusi nella casa circondariale di Lodi. Mirante e Scola, arrestati ieri, sono finiti rispettivamente nei carceri di Lodi e Lecco, dopo che a loro carico è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari un’ordinanza di custodia cautelare.

AL MOMENTO le forze dell’ordine escludono collegamenti con gruppi criminali di stampo mafioso, ma le indagini rimangono aperte. Una delle armi usate dalla banda, la Beretta, risulta regolarmente detenuta da un italiano (R.C. le iniziali, residente a Castel San Giovanni, nel Piacentino) che è stato subito denunciato dai carabinieri per omessa custodia dell’arma.