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di ALESSANDRA ZANARDI
— PAULLO —
I LAVORI di riqualificazione della Paullese minacciano di sfrattare lo storico «anguriaio» di Paullo. E intanto la vicenda di Pietro Bollina, venditore di cocomeri dal 1965, diventa oggetto di un cortometraggio. Il documentario, dal titolo «L’ultima anguriera», è stato realizzato da un gruppo di professionisti delle riprese capitati per caso al chioschetto della frutta, al chilometro 12 della ex statale. Dall’incontro fortuito è scaturito un filmato di sette minuti diretto da Mattia Costa e prodotto da Laura Epasto. Il corto verrà presentato alle 21 di domani nella sala consigliare di Paullo, nell’ambito della serata-dibattito «Paullo, una città che cambia» organizzata dal circolo culturale Peppino Impastato. A fare da sfondo ai fotogrammi il punto di ristoro dei fratelli Pietro, Angelo e Luigi Bollina. Una casetta di legno e bambù con sedie e tavolini, aperta tutti gli anni da maggio a settembre per rifocillare gli automobilisti di passaggio con gustose fette di anguria e melone. «E’ stato mio padre a intraprendere l’attività — ricorda Pietro, anguriaio per passione insieme alla moglie Bruna —. Alla fine degli anni Trenta, dopo aver lasciato un lavoro di carpentiere in Germania, si è messo a coltivare cocomeri e meloni. La costruzione del chiosco risale a 45 anni fa». Ai tempi Pietro aveva vent’anni e i ritmi della sua giornata erano tutt’altro che blandi: per lui, un impiego come facchino all’Ortomercato di Milano, la sveglia suonava alle tre di notte. Fino al primo pomeriggio, caricava e scaricava cassette di frutta. Poi, di sera, la frutta la vendeva. Insieme al papà e ai fratelli, alla «casotta» lungo la Paullese. «Sono stati anni duri, ma pieni di gratificazioni - ricorda oggi l’anguriaio -. Il chiosco restava aperto fino all’una, qualche volta le due di notte. I clienti non mancavano e a volte, dopo il lavoro, si dormiva nel gabbiotto».

IL PERIODO d’oro durato a lungo, solo negli ultimi anni la clientela è diminuita e adesso il punto di ristoro chiude alle 19.30. «La crisi si sente anche nel nostro mestiere - commenta -. Un tempo vendevamo fino a 60 quintali di anguria alla settimana, adesso si fatica a vendere 20 quintali. La gente preferisce rifornirsi al supermercato e per noi non vale più la pena tenere aperto alla sera». «Eppure i nostri prezzi sono più che onesti - rilancia la moglie Bruna -. Due euro e cinquanta per una fetta che, etto più etto meno, pesa due chili. Ai tempi della lira vendevamo a 4mila lire a fetta». «Questo mestiere è tutta la mia vita — dice orgoglioso Pietro —. Spero di non doverlo abbandonare». Già, perché una prospettiva poco rosea incombe sul futuro del baracchino. Quando i lavori per il raddoppio della Paullese (che ora interessano il tratto tra Pantigliate e Mediglia) arriveranno a Paullo, i fratelli Bollina dovranno fare fagotto. La loro capanna lascerà il posto a un sistema di svincoli con un cavalcavia di accesso al futuro centro commerciale.