2009-09-26
di LUIGI ALBERTINI
— LODI —
UN LIBRO per raccontare oltre duecentoquarant’anni di storia della Camera di Commercio di Lodi. Lo ha scritto un giovane ricercatore dell’Università Statale di Milano, Francesco Samorè, dopo un lavoro certosino di recupero di documenti e fotografie. Samorè, 33 anni, laureato in Storia economica, nonostante la giovane età ha già pubblicato numerosi saggi sul tessuto economico lombardo, da qui la richiesta dell’ente camerale lodigiano di affidargli il compito di mettere nero su bianco una storia legata soprattutto in passato alla terra e ai suoi frutti. Una storia che abbraccia il periodo 1786-2009, prendendo le mosse dall’editto giuseppino del 24 luglio 1786 con la relativa istituzione delle Camere di Commercio in tutta la Lombardia. Un lavoro di ricerca reso possibile dalla disponibilità di un archivio fornitissimo, dove sono raccolti documenti dalla prima metà del 16° secolo ai primi decenni del Novecento, testimonianza del ruolo svolto dalle attività mercantili e manifatturiere sin dall’epoca in cui i mercanti si organizzavano in corporazioni.

IL BEL VOLUME (disponibile presso la sede di via Haussmann) è stato presentato giovedì scorso alla presenza, tra gli altri, del prefetto Peg Strano Materia, del presidente della Provincia Pietro Foroni, del vicario della diocesi Iginio Passerini, del vicesindaco Mario Cremonesi, di numerosi sindaci e soprattutto di rappresentanti delle varie categorie operative del territorio. «Sono emozionato - ha detto il presidente della Camera di Commercio, Enrico Perotti - perchè il libro fotografa in maniera stimolante e precisa il nostro percorso storico, una ricostruzione puntuale che può servire da paletto anche per ulteriori approfondimenti da parte di studenti ed appassionati». Perotti ha così anticipato alla platea che un secondo libro verrà presentato il prossimo 22 ottobre. «Sono trascorsi 240 anni - ha ricordato Perotti - ed abbiamo la conferma che l’istituto camerale è sempre stato un ente di enorme livello, sviluppando insieme alle istituzioni territoriali un prezioso lavoro di coordinamento della nostra economia, valorizzando le nostre eccellenze ed oggi curandosi anche della internazionalizzazione dei prodotti in un mondo ormai globalizzato».

SECONDO Perotti la Camera di Commercio «rappresenta davvero la struttura per la promozione, lo sviluppo, il sostegno degli operatori del territorio: non è un caso che nella sua storia ci sia spazio anche per la fondazione della Banca Popolare di Lodi, la prima banca del genere in Italia, ed oggi la creazione del polo universitario». I pericoli nel futuro? «La perdita della sua autonomia - ha risposto Perotti -, sarebbe per noi lodigiani un vero disastro. A presentare il libro ci ha pensato il professor Giuseppe Paletta del Centro per la Cultura dell’Impresa. La complessa vicenda della Camera di Commercio salda i tempi lunghi connaturati alla struttura delle comunità mercantili a quelli frammentati dettati dal susseguirsi dei regimi politici e delle riforme. La ricostruzione dell’ente di Lodi è avvenuta nel 1992 in quanto nei decenni seguiti alla soppressione della Camera nel 1926, quando fu sostituita dai Consigli Provinciali dell’Economia, si aprì quella che il ricercatore Samorè definisce la «fase carsica», nel corso della quale gli interessi del Lodigiano si espressero interamente alla Camera di Commercio di Milano.

LA RIAFFERMAZIONE dell’autonomia ha coinciso con la nascita della Provincia di Lodi, ma il libro ospita comunque interviste molto interessanti a personaggi dell’ente milanese, i quali accompagnarono il percorso di scorporo della struttura di Milano. «Negli ultimi anni - conclude Perotti - la Camera di Commercio rifondata è stata protagonista di uno sforzo per comprendere da vicino la specificità economica del territorio, rappresentare le istanze delle imprese ed elaborare strategie di promozione e sviluppo adatte agli scenari del nuovo millennio. Non dimenticando che l’economia prevalente, quella agro-zootecnica, si è andata sempre più riducendo di spessore, pur rimanendo sostanziale, lasciando spazio ad artigianato ed industria, con largo spazio al manifatturiero».