di Manuela Marziani
La penna cancellabile, il temperino alla moda e la gomma che non strappi il foglio: negli astucci dei bambini più fortunati non mancano. Settantadue allievi di famiglie meno abbienti che martedì saranno in aula, invece, sono alle prese con il caro-scuola.
Ad aiutarli da 12 anni ci pensa l’associazione “Ci siamo anche noi“, che sul finire dell’estate organizza una raccolta di materiale scolastico. Ma quest’anno l’operazione è un po’ più difficile. "Siamo in alto mare – dice la presidente Carmen Silva –. Purtroppo molte famiglie sono in difficoltà e gli aiuti si trovano più difficilmente".
Un quaderno costa 2,90 euro e ne occorre almeno uno per ciasciuna materia. "Gli anziani che frequentano le associazioni di promozione sociale – aggiunge Carmen Silva – dal gioco delle carte tirano fuori i soldi per comprare i quaderni per i “miei“ ragazzi. Lo fanno perché gli adulti di domani possano avere la possibilità di studiare che non hanno avuto loro quando erano piccoli e la povertà era notevole".
Il materiale viene raccolto al negozio di frutta e verdura all’angolo tra viale Partigiani e viale Sardegna che Marco Bovina ha messo a disposizione per questa buona causa. "La sede dell’associazione è in centro – dice Bovina – e non è facilmente raggiungibile, qui invece si può arrivare in auto".
"Nella nostra sede non possiamo stare perché ho sempre paura che si allaghi – prosegue Carmen Silva –. L’anno scorso ho distribuito i quaderni in strada, quest’anno ho trovato questa soluzione. Purtroppo sono in aumento le famiglie che non riescono a tirare la fine del mese. Ci sono mamme che mi chiedono almeno due cambi per non mandare a scuola i figli sempre con gli stessi capi, ragazzi che non si possono comprare gli album da disegno o le gomme e non hanno il coraggio di chiederle al compagno. L’anno scorso il 19% dei ragazzi pavesi ha lasciato i banchi, tra loro ci sono anche coloro per i quali lo studio è un lusso".
I libri Carmen Silva ha chiesto di lasciarli alle scuole perché vengano dati a chi è in difficoltà. "Ma c’è chi deve rivenderli per comprarsi i nuovi, magari per le superiori – fa notare la presidente –. In 12 anni ho visto crescere molti ragazzi, una di loro ha ottenuto una borsa di studio per l’università e un altro, che avrebbe voluto lasciare gli studi, ha finito e oggi ha un lavoro in un sindacato. Se non avessimo aiutato questi due ragazzi, chissà che cosa ne sarebbe stato di loro".