Lodi, infermiera sospesa dal lavoro: "Non era certo una no vax"

Il sindacato Confsal: la dipendente si era ammalata di Covid a maggio e sta aspettando gli esame di controllo prima di procedere all’inoculazione

Il sindacalista della Confsal Stefano Lazzarini

Il sindacalista della Confsal Stefano Lazzarini

Lodi - La lettera di sospensione è stata per lei una doccia gelata. L’infermiera dell’Asst di Lodi che venerdì scorso ha ricevuto la comunicazione da parte dell’Azienda di dover restare a casa perché non vaccinata contro il Covid, non rientrava tra il personale che nelle scorse settimane avevano ricevuto un primo sollecito da parte degli ordini di riferimento. La donna, infatti, dopo essere stata contagiata a maggio scorso, stava aspettando gli ultimi esami di controllo prima di poter sottoporsi all’inoculazione di almeno una dose di vaccino. A sostenere questa tesi è il sindacato Confsal di Lodi che ieri ha inviato una comunicazione all’Ats della città metropolitana per chiedere chiarimenti in merito. All’infermiera poi si aggiunge anche un medico, sempre dell’Asst di Lodi, che dovrà restare a casa dal lavoro senza stipendio. "Sul caso dell’infermiera abbiamo subito chiesto chiarimenti all’Ats della città metropolitana - spiega il sindacalista Stefano Lazzarini, segretario provinciale della Confsal di Lodi -. La sua posizione andrebbe valutata meglio perché non si tratta sicuramente di personale “no vax“. Si tratta invece di una dipendente che ha avuto il Covid e che sta aspettando esami di controllo per capire quando procedere con il vaccino. E infatti quando è arrivata la lettera di sospensione è rimasta molto sorpresa. Non se l’aspettava per niente". In estate sono state 11 le posizioni all’interno dell’Asst di Lodi (tra medici, infermieri e Oss) segnalate da Ats agli Ordini e poi direttamente all’Azienda, perché non conformi con la normativa sull’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. Tutte queste poi a settembre sono subito rientrate.

Infatti per loro, che sono riusciti a giustificare la scelta di non vaccinarsi, almeno fino ad agosto, non sono stati presi provvedimenti. Intanto, sul fronte delle vaccinazioni nel Lodigiano, dove la copertura con almeno una dose di siero è di quasi l’89% della popolazione vaccinabile (circa 200mila persone), tra le più alte in Lombardia, prosegue l’attività negli hub del territorio. A Lodi e Codogno, i due presidi di riferimento fino a qualche mese fa insieme a quello di Sant’Angelo Lodigiano, ieri è iniziata la somministrazione della terza dose. Sono 40 le persone “ultrafragili“ convocate dall’Asst di Lodi che si sono dirette nella fiera di San Grato e nel palazzetto dello sport. Le categorie dei convocati sono quelle indicate dal ministero, comprendono le persone che sono state trapiantate, gli oncologici, i dializzati e altri pazienti con problemi al sistema immunitario. Poi a novembre anche a Lodi scatterà la somministrazione del richiamo per tutto il dipendente sanitario dell’Asst di Lodi, i primi in Italia ad avere ricevuto il siero il 27 dicembre 2020.