Il sindacato: per il Lodigiano un’Ats tutta sua

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Il modello di welfare con un mix pubblico-privato come quello lombardo ha dimostrato il suo fallimento: Lodi deve tornare indipendente con una sua Ats". Così il sindacato Confsal di Lodi si prepara a chiedere alla Regione il ritorno nel Lodigiano degli uffici dell’Agenzia di tutela della salute, quella che fino al 2015 si chiamava Asl di Lodi e che da sette anni è entrata a far parte della città metropolitana di Milano. Per il sindacato, guidato dal segretario provinciale Stefano Lazzarini, non ci sarebbe più tempo. "Si deve pensare ad una rivitalizzazione dei distretti sociosanitari territorialmente omogenei per attivare forme di cure ed assistenza innovative e saldare il rapporto con il territorio. Ovviamente, anche gli attori chiamati in causa in ambito sanitario provinciale potranno così integrarsi a tutto campo per offrire una sanità adeguata soprattutto ai più fragili. I medici di base dovranno essere l’asse portante dell’assistenza sanitaria che così potrà sostenere con forza l’assistenza ospedaliera. Il ruolo dei sindaci riceverà un rafforzamento collaborando essi alla soluzione dei temi assistenziali. Dovranno necessariamente partecipare con ruolo decisionale nel governo del sistema sanitario provinciale attraverso la Conferenza dei Sindaci: con un deciso cambio di passo". A preoccupare Confsal però è anche la nuova riforma sanitaria che la Regione ha approvato negli ultimi mesi. "Nella riforma tutto questo è stato ignorato, soprattutto per la provincia di Lodi che, evidentemente, conta su esponenti di centrodestra che non contano nulla oppure, essi, poco intendono di sanità ma, verosimilmente ed invece, con miseri infingimenti potrebbero aver concesso alla città metropolitana di Milano prebende, senza preoccuparsi dei loro concittadini della provincia - dicono da Confsal -. I lodigiani meritano una piena autonomia gestionale dei servizi sul territorio".Carlo D’Elia