Il museo dei combattenti è in apnea Ammuffiti gli scarponi di Novello

Codogno, rischia di rovinarsi per sempre uno dei pezzi più pregiati della collezione. Occorre ampliare o cambiare sede

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di Mario Borra

Gli scarponi di Beppo Novello sono ammuffiti: uno dei pezzi più pregiati della collezione-museo dell’associazione combattenti di Codogno rischia di finire rovinato per sempre. I calzari che accompagnarono il celebre vignettista codognese nella campagna di Russia sono infatti stati recentemente rimossi da una delle teche dello stanzino adibito a raccolta della memoria perchè in cattivo stato di conservazione. Ma anche le altre vetrine, che raccolgono altri cimeli, sono state aperte perchè tutto il materiale è a rischio di essere “aggredito“ dalla muffa.

Il museo di fatto è stato chiuso prima dello scoppio del Covid, contestualmente al circolo e al bar che sostanzialmente dalla pandemia non ha più riaperto. Anche la scomparsa dei due ultimi “combattenti“ e pure del presidente Giovanni Ghessa, avvenuta nel periodo più buio della pandemia, ha fatto sì che per la sede di via Cavallotti si pensasse di aprire una nuova pagina: niente più bar, ma nuovo spazio per il museo. E’ stato il vicepresidente Domenico Bescapè ad accollarsi l’onere della conservazione, della tutela e del recupero anche di altri documenti e cimeli chiusi nel sotterraneo. Un lavoro, certosino, duro e costante con l’aggiunta pure dello sforzo settimanale nel tenere pulito il famedio al cimitero. Ora però il piccolo museo ha bisogno di spazio e di essere valorizzato, ma occorre fare molto presto. Il recente sopralluogo, effettuato dal sindaco Francesco Passerini e dall’assessore alla cultura Silvia Salamina, nel palazzo del Filandone, di proprietà comunale, che ospita l’ormai ex sede della Combattenti, ha aperto la discussione in merito al futuro degli spazi: per l’associazione combattentistica sarebbe ideale tenere nel posto originario i beni conservati, prevedendone solo l’allargamento ma il Comune potrebbe essere pronto a studiare altre soluzioni nella ipotesi prossima futura di un valzer di spostamenti di sedi ed associazioni. Qualsiasi decisione dovrà però essere presa nel giro di mesi, non di anni.

L’unica cosa certa è che l’attuale dislocazione dello “scrigno“ della memoria è ormai diventata incompatibile con una corretta conservazione dei preziosissimi oggetti: non solo vi sono solo cimeli delle due Grandi Guerre e della sezione codognese dei bersaglieri (tra cui una bicicletta) ma anche ricordi, libri, medaglie e divise di codognesi garibaldini che hanno partecipato all’impresa dei Mille. Inoltre c’è pure una copia di uno dei testamenti olografi di Giuseppe Garibaldi, pubblicato dal notaio Gaetano Cattaneo di Codogno il 25 ottobre del 1882.