Codogno: hanno vinto la guerra, non il Covid . L'Associazione Combattenti resta chiusa

La pandemia ha portato via gli ultimi due reduci

Migration

di Mario Borra

Il Covid si è portato via gli ultimi due reduci di guerra e da quel maledetto giorno di febbraio, in cui scoppiò l’emergenza Covid, la sede dell’Associazione Combattenti non è stata più riaperta. Ad oggi la sua porta, sotto il porticato del palazzo del Filandone di via Cavallotti, è ancora sbarrata. Ma il circolo con annesso il bar è destinato molto probabilmente a non riaprire più. Almeno questo potrebbe essere l’intendimento finale mentre si fa largo una proposta alternativa che potrebbe finire sul tavolo dei prossimi vertici del sodalizio: allargare il museo che oggi è relegato in una sola angusta stanza della sede.

In questa fase, infatti, l’associazione deve ricominciare daccapo dopo la dolorosa scomparsa, avvenuta a metà del mese di marzo scorso, del presidente Giovanni Ghessa. Ora l’associazione è in mano ad un reggente fino alla convocazione dell’assemblea degli iscritti (circa un centinaio) che dovranno nominare un consiglio direttivo il quale, a sua volta, dovrà eleggere il nuovo presidente. La tempistica però non è ancora stata ufficializzata. Resta dunque l’incertezza con il futuro della storica "base" dei Combattenti tutto ancora da scrivere.

Il Covid e le successive restrizioni derivanti dai protocolli sanitarihanno messo in ginocchio anche il Circolo ricreativo per gli anziani, la cui sede è al primo piano della palazzina ex Gil di viale Resistenza. I locali sono chiusi da mesi ma la riapertura pare impossibile: non c’è ancora l’ufficialità, ma non è escluso che presto le chiavi del centro vengano restituite al comune, proprietario dell’immobile.