Giorgio trovato morto nell’Adda La Procura insiste per archiviare

Lodi, la mamma della vittima: sono amareggiata perchè nessuno mi ascolta. Ma non mi fermerò

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"Sono molto provata, in primis per mio figlio, e poi perchè le mie parole non contano nulla", così Ombretta Meriggi, la mamma di Giorgio Medaglia (nella foto), il giovane scomparso il 28 giugno di due anni fa e ritrovato morto nell’Adda qualche giorno dopo, reagisce alle notizie, per ora informali, circa la prossima archiviazione delle indagini sulla morte del figlio. "Io ho una certezza, vado avanti, se avessero fatte prove scientifiche, magari sul casco che non era quello di Giorgio...– continua Ombretta Merigi –. Ho chiamato il mio legale che chiederà il fascicolo, a lui al momento non è stato notificato nulla". Nell’aprile scorso il gip di Lodi, su sollecitazione del legale della madre, aveva richiesto nuove indagini, dopo la prima archiviazione disposta dalla Procura "per non essere emerse responsabilità di terzi" ma, dopo aver approfondito nuovamente il caso con ulteriori analisi sui telefoni cellulari e interrogatori di persone che potrebbero aver incontrato il 30enne nelle sue ultime ore di vita, è stata richiesta nuovamente l’archiviazione escludendo ora, tra l’altro, ipotesi di responsabilità per istigazione al suicidio.

"Dicono di aver sentito nuovamente delle persone, ma non si sa quali. Secondo me questo fascicolo si è aperto con il finale già fatto. Non vogliono cambiare versione, è assurdo tirare queste conclusione" continua la mamma che da sempre, con tanto di testimonianze, ricorda che "Giorgio non è mai stato visto con un bicchiere in mano, era astemio", mentre il tasso alcolemico rilevato al ritrovamento della salma era molto elevato. "Non c’è niente che torna, la conclusione è questa e basta. Qualunque cosa io dica non cambia una virgola".

Daniele Rescaglio