Gasdotto nel Lodigiano, il Comitato ambiente e salute: "Rischi per la nostra sicurezza"

Passerà a poca distanza dalle villette di Cornegliano Laudense

I lavori al gasdotto

I lavori al gasdotto

Cornegliano Laudense (Lodi), 31 luglio 2017 - Un metanodotto passerà sotto la provinciale 235 (e non lontano dalle villette di Cornegliano Laudense). È questo il passaggio successivo che andrà a completare il progetto di Ital Gas Storage, la società per azioni che ha ottenuto nel 2011 la concessione dell’ex giacimento Eni per 40 anni, che sta realizzando un maxi impianto di stoccaggio del gas metano, da oltre 2,2 miliardi di metri cubi, alle porte di Lodi. Nei prossimi mesi verrà posizionato un tubo di acciaio che servirà a collegare i due cluster (A e B) dell’impianto per trasportare il metano ad alta pressione. Avanza dunque a ritmi serrati il cantiere per la riapertura del deposito ex Eni, prevista per il 2018. L’opera, finanziata per oltre un miliardo di euro da una società che fa capo al colosso statunitense Morgan Stanley Infrastructure Inc, è dal 2012 al centro di un acceso dibattito con il Comitato Ambiente e salute nel Lodigiano, guidato da Roberto Biagini. Per il gruppo di cittadini il deposito in costruzione non rispetterebbe le normative in tema di sicurezza, vista la vicinanza di punti sensibili e di un centro commerciale.

"Siamo preoccupati perché ci sono rischi legati alla sicurezza - spiega il presidente del Comitato, Biagini -. Il metanodotto che andrà a collegare i due impianti passerà sotto la provinciale 235 e non lontano dalla nostre case. Sarà un tubo ad alta pressione, ma che non è stato sottoposto alla Direttiva Seveso. Iquesto momento siamo stati tagliati fuori da ogni relazione con la Provincia e con gli altri Comuni limitrofi. Siamo scomodi. Ma torneremo alla carica a partire da settembre per fare sentire le nostre ragioni". Intanto, l’opera ha iniziato a farsi vedere in mezzo alla campagna lodigiana e a due passi dalle acque del canale Muzza. In questi giorni, gli operai sono al lavoro per ‘recintare’ il Cluster A di Cascina Sesmones con un muro di cemento alto 5 metri: si tratta di un intervento per proteggere l’area circostante da eventuali fiammate provenienti dalla centrale. Il deputato leghista Guido Guidesi, che ha definito la costruzione «una ferita a un luogo di pregio», ha presentato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta al ministro dell’Ambiente e al ministro dei Beni culturali. "I muri di contenimento sarebbero dovuti essere più bassi - dice Biagini -. Si tratta di uno dei danni collaterali che porterà l’impianto sul territorio. Il Comitato aveva già annunciato che sarebbero stati molti invasivi e che avrebbero rovinato il nostro territorio. Una questione che già negli anni passati avevamo annunciato durante le nostre assemblee. Siamo affetti dalla sindrome di Cassandra: quello che sta accadendo l’avevamo già ampiamente previsto".