Frecciarossa deragliato nel Lodigiano, tutte le tappe dell'inchiesta

Lunedì dovrebbe riaprire la linea ad alta velocità: da quel tragico 6 febbraio ecco cosa è cambiato e su cosa si sono concentrate le indagini

Frecciarossa deragliato a Livraga

Frecciarossa deragliato a Livraga

Lodi, 27 febbraio 2020 - Il ritorno alla normalità a quasi un mese dal disastro. Dovrebbe riprendere lunedì la circolazione sulla linea dell’alta velocità fra Milano e Bologna, interrotta dal 6 febbraio scorso per il deragliamento per uno scambio “difettoso” del Frecciarossa 9595 Milano-Salerno tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano provocando la morte dei due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo e il ferimento di 31 persone. Questa è la previsione effettuata dai tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, dopo il dissequestro delle diverse componenti dell’infrastruttura da parte della Procura di Lodi.

È partita dunque la fase 2 dopo la rimozione degli otto vagoni del treno dai binari. I lavori riguardano circa 3 chilometri di linea e verifiche su un totale di circa 40 di infrastruttura ferroviaria, in particolare binari, scambi, traversine, massicciata, pali per l’alta tensione elettrica ed apparati di sicurezza. Nel cantiere sono impegnati più di cento fra ingegneri, tecnici e operai di Rfi e delle ditte appaltatrici. I lavori, 24 ore su 24 interessano entrambi i binari. Buone notizie, insomma, a quasi un mese disastroso per i pendolari lombardi. Decisiva la scelta della Procura di Lodi che sin dall’inizio ha proceduto a ritmi serrati tra indagati, accertamenti e dissequestro (il via libera definitivo è del 20 febbraio). Già il 7 febbraio, appena un giorno dopo l’incidente, il procuratore Domenico Chiaro indaga er disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni, i cinque operai di Rfi, che nella notte prima dell’incidente avevano eseguito lavori di manutenzione sul deviatoio ‘incriminato’, che subito sono stati interrogati.

L’indagine si allarga, aggiungendo Rfi come società indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa. Il 12 febbraio il primo sopralluogo, alla presenza dei legali di tutti gli indagati, sui binari. In quel momento la svolta con la scoperta da parte dei tecnici della Procura del “difetto” sull’attuatore del deviatoio, un guasto elettrico che insieme all’errore umano avrebbe provocato l’incidente. Aspetto che il 13 febbraio viene svelato in commissione Lavori pubblici del Senato dal direttore dell’Agenzia per la sicurezza delle ferrovie, Marco D’Onofrio, che parla di «inversione dei cablaggi interna al dispositivo che si è andato a sostituire». Indagato anche Michele Viale, ad di Alstom Ferroviaria, azienda produttrice dell’attuatore. Il 20 febbraio la lista degli indagati si allunga con i vertici di Rfi e i responsabili Alstom Ferroviaria dello stabilimento di Firenze, oltre all’azienda per la legge sulla responsabilità amministrativa.