Il film dei No Vax a Codogno, prima zona rossa d'Italia: "Uno schiaffo alla città"

Proiezione e dibattito sul "grande inganno di un virus che non esiste". Ma c’è chi si indigna: "Un’umiliazione che non ci meritavamo"

Un momento della proiezione del film

Un momento della proiezione del film

Codogno (Lodi) -  Quando mancano 2 mesi alla ricorrenza del terzo anno dallo scoppio della pandemia che, per il mondo occidentale, si è manifestata per la prima volta proprio a Codogno, dov’era stato ricoverato quello che allora era ritenuto essere il ‘paziente 1’ affetto dal virus SarsCov2, nella cittadina è stato proiettato il film ‘Invisibili’, definito un "documentario sulle reazione avverse (ai vaccini, ndr ) che tutti devono vedere" cui ha fatto seguito un dibattito con medici, avvocato, regista: una sessantina le persone presenti ieri a Palazzo Soave e nessuna autorità.

La pellicola degli anti-vaccinisti

"E' uno degli eventi per sensibilizzare la cittadinanza a non avere paura di questa psico pseudo pandemia: si scoprirà che abbiamo vissuto tutti un grande inganno – affermano Augusta Pomati, segretaria della sede di Codogno, e Mariarosa Rancati, presidente della Federazione Lombardia, dell’Associazione Politica di Base (Apb) Forza del Popolo -. È importante che la proiezione si tenga proprio a Codogno perché qui le persone morivano come mosche e sono ancora più sotto choc. Occorreva rimanere lucidi e farsi delle domande. Il virus per noi non esiste ma non siamo negazionisti bensì verificazionisti. Nessuno ci ha ancora dato la prova che il virus sia stato isolato: è un grande inganno. Era una malattia che si poteva curare con le cure che c’erano ed è necessario ammettere che le vaccinazioni non hanno funzionato. Bisogna cercare la verità per tornare a essere liberi. Quello che viene somministrato non è un vaccino ma un siero genico sperimentale: ci hanno usato come cavie. Adesso, come raccontano le testimonianze nel film, c’è la tragedia di molta gente che sta male, di persone diventate invalide o morte per il vaccino: vogliamo indagare su questi fatti".

Le reazioni in città

Ma a Codogno c’è chi si è indignato per l’evento: Luca Ghislotti, codognino doc, parla di "uno schiaffo per tutte le vittime del Covid e i loro parenti. Non voglio credere che il Comune di Codogno sappia e non faccia nulla per evitare un’umiliazione che la città non merita. Siamo passati da avere il Presidente della Repubblica a rendere onore ai morti a questo scempio? Non lo posso accettare".

Amaro anche lo sfogo del sindaco Francesco Passerini che, prima ancora che venissero blindati in zona rossa i primi 10 Comuni, convocò la giunta alle 7.30 del mattino del 21 febbraio ed emise 4 decreti per chiudere gli spazi pubblici: "Non puoi vietare l’iniziativa di un partito politico, e poi c’è la libertà di pensiero. Però appare surreale visto quanto abbiamo vissuto. Qui da noi fa male. I numeri non hanno opinione politica. A marzo ci furono 147 decessi, che non si erano verificati neanche nelle guerre mondiali, contro una media di 40/45. Quello che è successo è tutto vero, basta andare nel campo del cimitero, che è già da ampliare. I primi mesi furono devastanti: ci vuole rispetto per tante famiglie che hanno sofferto. È grazie alla campagna di vaccinazione di massa se quest’anno potremo passare un Natale sereno".