I sindacati alzano il tiro: "Fatebenefratelli di San Colombano sia riconosciuto ospedale"

La richiesta alla Regione per il Centro psichiatrico. Intanto i lavoratori lottano per il rinnovo del contratto nel settore privato

Il presidio con un centinaio di operatori

Il presidio con un centinaio di operatori

Lodi - "Chiediamo alla Regione Lombardia di riconoscere il Fatebenefratelli di San Colombano come un ospedale". Hanno alzato il tiro, ieri mattina, i sindacati nel corso del presidio promosso da Funzione pubblica di Cgil e Cisl e Fials-Confsal insieme a un centinaio di lavoratori davanti allo sportello regionale di via Haussmann, per sbloccare il contratto, “congelato“ da ormai 15 anni. "Il Centro psichiatrico (Sacro cuore di Gesù, 332 posti letto, e 3 centri diurni da 80 posti, ndr ) di San Colombano è già un ospedale, una struttura dove si devono predisporre e rispettare dei Piani terapeutici riabilitativi – sottolinea Francesca Di Bella, di Fp Cgil –. C’è una presa in carico ad alta intensità dei pazienti, non ci si limita, come in una Rsa per anziani, alla pillola per la pressione o al frullato per la disfagia". "Il Fatebenefratelli di San Colombano non è una Rsa perché raccoglie molte utenze fragili – rimarca Francesco Lazzarini, di Fials-Confsal –. Regione Lombardia deve rendersi conto che ha un ospedale da riclassificare e rilanciare".

Scopo del presidio era dunque ottenere un’audizione in Terza commissione (Sanità) della Regione, con l’obiettivo primario del contratto: "L’abbiamo chiesta da tempo ma ancora non ci hanno risposto – rimarca Di Bella –. Attendiamo con ansia e con rabbia. I 325 dipendenti hanno vissuto il dramma del Covid, hanno patito come gli altri ma sono stati dimenticati". Il nodo del contratto è complesso: i lavoratori rientrano nella sanità privata, legati all’accordo del 2007. Nel 2012 Cisl e Uil sottoscrivono una sorta di sotto contratto specifico per gli operatori di centri di riabilitazione e Rsa, applicato al Fatebenefratelli banino: "Più ore allo stesso stipendio, e meno tutele per i nuovi assunti", sostiene Cgil.

A fine 2020 viene rinnovato il contratto per la sanità privata, ma per gli altri non cambia nulla, fino all’apertura dello stato di agitazione attuale. "Chiediamo che anche a San Colombano venga applicato il contratto della sanità privata in vigore negli altri ospedali del Fatebenefratelli – afferma Lazzarini –. Un ente religioso non può classificare i lavoratori in serie A e B, complice la Regione. Ed è necessario potenziare l’organico attuale".

"No al declassamento contrattuale – aggiunge Di Bella –. In una Regione come la Lombardia dove negli ultimi 20-30 anni si è spogliata la sanità pubblica a vantaggio di quella privata, pensare che i lavoratori del settore privato debbano rimanere con un contratto bloccato per oltre 10 anni è una vergogna: lo spostamento di risorse verso il privato a vantaggio di chi è stato? Non dei lavoratori. É vero che il Fatebenefratelli ha erogato ai dipendenti una quota di ristoro per il mancato rinnovo contrattuale ma il riconoscimento deve essere un diritto, non una elargizione".