Il dentista e la Fase 2: "C’è chi ha ancora paura"

Corte Palasio, Mauro Mauri è ripartito: "Mascherine, gel e tutela del paziente"

Al centro il dottor Mauro Mauri

Al centro il dottor Mauro Mauri

Corte Palasio (Lodi), 23 maggio 2020 - «Coccolare e tutelare" il paziente comprendendo il suo timore di tornare, in fase due Covid-19, in un ambiente sanitario. E l’agenda ferma a due mesi prima "come se il tempo si fosse fermato". Lo racconta il dentista Mauro Mauri, 50 anni, di Corte Palasio, che ha riaperto il proprio studio ventennale in piazza Terraverde 8 cercando di seguire al meglio le linee guida dell’Ordine degli odontoiatri. Lui e le assistenti alla poltrona Veronica Brognoli e Gaia Bocchioli hanno chiuso ancora prima del lockdown dell’8 marzo "perché abbiamo pensato prima di tutto alla sicurezza dei pazienti e alla nostra, così come altri colleghi", ricordano.

«Durante il lockdown abbiamo solo fatto consulenza telefonica alle persone che hanno avuto problemi a livello odontoiatrico Abbiamo ripreso il 4 maggio in sicurezza e solo dopo aver avuto l’ok dall’Ordine degli Odontoiatri", precisa il medico. Gli è stata utile la conferenza online con Marco Landi, presidente Council of European Dentists, Andrea Morandi, presidente Ordine odontoiatri di Cremona, Carlo Ghirlanda, presidente Andi Nazionale e Marco Zanesi, presidente Ordine dell’Andi di Cremona, oltre ad altri colleghi. "Dobbiamo ringraziarli perché si sono prodigati per darci consigli sulla ripresa dell’attività. È un lavoro molto delicato e con mille sfaccettature, per cui dobbiamo seguire scrupolosamente le normative assegnateci. Abbiamo iniziato con le emergenze e i lavori più urgenti prendendoci più tempo tra un paziente e l’altro per cercare di osservare il più possibile le norme. Siamo riusciti a rifornirci dei presìdi medici utili a proteggere noi e i pazienti. Noi dentisti avevamo già dei protocolli sanitari molto rigidi prima del Covid, per cui adeguarci non ci è risultato particolarmente difficile".

Dopo due mesi di stop riprendere è stato emozionante: "L’agenda era lì, come congelata: il tempo si era fermato. Eravamo entrati con maglione e giubbotto e ci siamo trovati con il golfino e la maglietta. Abbiamo richiamato tutti i pazienti cercando di capire chi non se la sentiva di venire per paura. Perché ci vuole anche delicatezza, dobbiamo comprendere il timore di tornare in un ambiente sanitario. Comunque abbiamo riscontrato, e questo ci ha stupito, una voglia matta di ricominciare a vivere!". Ma come si lavora? "Abbiamo un protocollo preciso pre triage: quello telefonico per cui si può accedere allo studio solo previo appuntamento, con le assistenti che fanno domande ai pazienti sullo stato di salute. Inoltre, all’entrata, i pazienti devono compilare dei moduli sul loro stato di salute. Devono avere la mascherin ao gliela forniamo noi, sanificare le mani con il gel all’ingresso e procedere al lavaggio delle mani. Entrano ovviamente uno alla volta perché sono stati distanziati".