Spariscono edicole e librerie oltre alle attività a conduzione familiare, mentre aumentano
bar e ristoranti per rispondere alle necessità di università
e strutture sanitarie. Negli ultimi tre anni nel centro storico
ha abbassato la saracinesca
il 30% dei negozi di vicinato.
"In questo momento a Pavia c’è una domanda di punti di ristoro – fa notare Ascom – e questo spiega per quale motivo siano diversi i pubblici esercizi appena aperti". Altrimenti sono molte
le vetrine oscurate e i cartelli “affittasi“. Effetto della pandemia, che ha tenuto chiuso per lungo tempo i negozi alimentando tra i consumatori l’abitudine a ricorrere all’e-commerce, ma anche
della crisi energetica
che ha fatto rincarare le bollette, aumentare l’inflazione, diminuire il potere d’acquisto.
"Tutti questi fattori – aggiunge Ascom – hanno inciso negativamente sulla sostenibilità economica delle aziende familiari, influendo persino
sulla loro sopravvivenza".
Ma la luce in fondo al tunnel
si comincia a vedere, alcuni eventi e bandi potrebbero rilanciare il commercio.
"Le istituzioni vogliono scommettere su centro storico
e attività commerciali. Alcuni eventi miglioreranno l’attrattività turistica mentre alcuni bandi potrebbero portare nuova linfa".
M.M.