Sbagliano dose di anticoagulante: pensionata salvata in extremis

Ospedale Maggiore di Lodi, forse uno scambio di cartelle

Il corridoio di un ospedale (foto di repertorio Ansa)

Il corridoio di un ospedale (foto di repertorio Ansa)

Lodi, 13 aprile 2017 - Un errore in reparto e sbagliano il dosaggio di anticoagulanti, cioè i farmaci per regolare la fluidità del sangue. È accaduto a fine marzo nel reparto di terapia anticoagulante dell’ospedale Maggiore di Lodi. Un errore (da capire se per uno scambio di cartelle cliniche o per uno sbaglio materiale del personale) che sarebbe potuto costare caro a Valeria Zanoncelli, lodigiana di 91 anni. In ospedale, infatti, dopo aver effettuato gli esami di routine le avevano prescritto una cura farmacologica molto superiore alla dose corretta (tre pastiglie intere invece di solo un quarto). Risultato? Valori fuori norma (circa tre volte superiori al valore massimo considerato accettabile) e rischi enormi per la salute della paziente.

«Solo casualmente dopo una settimana ci siamo accorti del problema – spiega il figlio Claudio Trezzani –. Subito ho telefonato al Reparto per segnalare il problema. Siamo stati convocati d’urgenza per la somministrazione a mia madre dell’“antidoto”, ovvero un farmaco correttivo per via endovenosa, vista la pressante urgenza dell’intervento, in grado di ripristinare i valori accettabili, mentre l’errore di dosaggio aveva determinato valori tripli rispetto a quelli ritenuti massimi».

Ma i guai per la paziente non sono finiti qui. «La mattina seguente mia madre sarebbe dovuta tornare per un nuovo prelievo - spiega il figlio della 91enne -, e io ho preteso che invece fosse effettuato a domicilio, visto l’età di mia madre ed essendo provata per tutto ciò che le era capitato». E invece, dall’Asst di Lodi la risposta alla richiesta di Trezzani è stata negativa, giustificata dal fatto, come si legge nella mail inviata dall’Urp dell’ospedale di Lodi, che “non è compito della suddetta Unità di strutturale complessa eseguire prelievi a domicilio, né decidere quali pazienti possano rientrare nelle categorie degli aventi diritto”. «A questo punto – conclude Trezzani – sono pronto a denunciare tutto quello che è accaduto alla magistratura».