Lombardia, divieto di spandimento fanghi agricoli da depurazione

Al via dal 2022. A incidere lo scandalo legato alla Wte di Brescia, azienda finita nell’occhio del ciclone a maggio scorso per traffico illecito di rifiuti

Carabinieri tutela forestale

Carabinieri tutela forestale

Lodi, 29 novembre 2021 - La stretta sugli spandimenti interesserà otto Comuni del Lodigiano. Dal 2022 la Regione ha deciso che sarà vietato utilizzare fanghi agricoli da depurazione nei campi di Abbadia Cerreto, Bertonico, Brembio, Cervignano d`Adda, Corte Palasio, Guardamiglio, Secugnago e Turano Lodigiano. Una manovra che riguarderà però tutta la Lombardia. Sono infatti 174 i Comuni interessati.

A incidere lo scandalo legato alla Wte di Brescia, azienda bresciana finita nell’occhio del ciclone a maggio scorso per traffico illecito di rifiuti, discarica abusiva, getto pericoloso di cose (in specie molestie olfattive) nell’inchiesta ha portato a 15 persone indagate, impianti sequestrati insieme a 12 milioni di euro. L’accusa, in particolare, riguarda l’illecito spargimento di gessi da defecazione non adeguatamente trattati: di fatto, rifiuti. "Nel 2022 lo spandimento di fanghi da depurazione nei campi sarà vietato in 174 Comuni lombardi - spiega l'assessore regionale lombardo all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi -. La materia organica ha reso la pianura padana una delle terre più fertili al mondo. La Regione Lombardia continua a prediligere gli effluenti zootecnici rispetto alla chimica per la fertilizzazione dei campi. Dobbiamo anzi continuare a lavorare affinché la materia organica sia utilizzata per ciò che è: una straordinaria risorsa in ottica di economia circolare, dalla quale poter produrre energia green. Investendo in iniettori e in innovazione tecnologica stiamo contribuendo alla riduzione delle emissioni in atmosfera. La strada è questa, a tutela della zootecnia, dell'agricoltura e dell'ambiente".

L'impiego dei fanghi per uso agronomico è dunque consentito solo su terreni non localizzati in Comuni in cui la produzione di effluenti da allevamento, dovuta al carico zootecnico, superi il limite fissato dalla Direttiva nitrati e dalla norma regionale di settore (170 kg N/ha/anno per le zone vulnerabili; 340 kg N/ha/anno per le zone non vulnerabili). "La scelta di prediligere concime naturale per la nostra terra - aggiunge l'assessore - sarà sempre più vincente anche sotto il profilo dell'immagine aziendale. I fanghi, correttamente trattati, eventualmente devono essere considerati come integrativi dove manca materia organica, non possono sostituirla. Vogliamo dare ai nostri allevatori e produttori la possibilità di essere competitivi sul mercato. In Lombardia, prima regione agricola d'Italia, l'agroalimentare sta guidando la ripartenza". "L'export - ha continuato - fa registrare crescite in doppia cifra anche rispetto al periodo pre pandemia e dobbiamo sostenere le nostre aziende agricole in questo percorso legato a doppio filo alla sostenibilità ambientale". "Il numero dei Comuni in cui è attivo il divieto è aumentato rispetto allo scorso anno, segno di una zootecnia che cresce. Questa attività - conclude l'assessore Rolfi - è alla base delle Dop italiane più conosciute e apprezzate al mondo. Con l'innovazione tecnologica le nostre aziende agricole hanno la possibilità di abbattere le emissioni e trasformarsi in agroraffinerie in grado di produrre energia pulita".