Soldi pretesi dai dipendenti malati. L’Asst li invita: "Incontriamoci"

Nessun arretramento sulle richieste da 7 a 70mila euro. Ma la volontà di trovare un percorso condiviso

Sindacato Fisi aveva preannunciato di voler rivolgersi agli avvocati per impugnare istanze

Sindacato Fisi aveva preannunciato di voler rivolgersi agli avvocati per impugnare istanze

Codogno (Lodi) - Basta ultimatum con tanto di iban per effettuare il bonifico entro quindici giorni, ma un invito a contattare l’ufficio preposto dell’Asst di Lodi per fissare un incontro "al fine di rintracciare congiuntamente ogni soluzione utile a contemperare le reciproche esigenze". Una frase un po’ in burocratese per ribadire agli operatori sanitari, ammalatisi di tumore ed ai quali sono stati richiesti indietro parte dei soldi percepiti in busta paga, che le spettanze sono comunque richieste. Tra il 2009 e il 2016, secondo una interpretazione del contratto di lavoro, i dipendenti rimasti a casa per curarsi potevano usufruire della retribuzione per intero solo in caso di assenza per terapie salvavita. È stata dunque sospesa la perentorietà della restituzione, ma non il principio.

L’Asst intende analizzare una per una le specifiche posizioni ma ribadisce, nel contempo, che la lettera per chiedere la restituzione dei soldi è un atto dovuto ed obbligatorio. Le cifre richieste variano dai settemila ai settantamila euro e la circostanza aveva mandato su tutte le furie coloro che avevano ricevuto la missiva (in taluni casi addirittura arrivata a casa degli eredi per conto della parente già purtroppo deceduta) e fatto alzare le barricate al sindacato Fisi che aveva preannunciato di volersi rivolgere agli avvocati per impugnare le istanze dell’Asst. "Abbiamo sempre agito correttamente con certificati medici precisi e mai contestati" hanno chiarito i dipendenti.