Lodi, cyberbulli a scuola. La preside: "Si è aperto il Vaso di Pandora"

Squestrati i cellulari dalla Polizia. La dirigente ringrazia i ragazzi che per primi hanno denunciato

Cyberbullismo (Olycom)

Cyberbullismo (Olycom)

Lodi, 17 marzo 2019 - Agenti di polizia che entrano in una scuola media mentre le lezioni sono in corso e sequestrano gli smartphone dei ragazzini. È accaduto in un istituto di Lodi, la primaria di secondo grado ‘Don Milani’, dove la questura ha prelevato due dei cinque cellulari su cui sono state trovate immagini riconducibili ad atti di cyberbullismo commessi tra studenti della stessa scuola. Ora sarà l’indagine giudiziaria in corso a stabilire eventuali responsabilità tra i minorenni

I fatti risalgono a venerdì: alcuni ragazzini, mentre le immagini incriminate si diffondono attraverso le app, trovano il coraggio di superare il muro che li separa dagli adulti e le mostrano a dei docenti: «Si è aperto il vaso di Pandora – afferma Stefania Menin, la dirigente dell’istituto comprensivo di . I 500 studenti di cui fa parte la scuola media, che conta 350 adolescenti –. Ho dato subito disposizione di ritirare i 5 cellulari e, come prevede la legge sul cyberbullismo del 2017, di chiamare la questura e i genitori.

Nessuna ragazzina si è sentita male: insieme alle tre volanti della polizia è arrivata a scuola, su iniziativa delle forze dell’ordine, anche un’ambulanza che non ha però portato via nessuno ed >ha fatto crescere la preoccupazione dei genitori che stavano venendo a prendere i ragazzi. Nel pomeriggio gli agenti, in alcune classi, hanno poi ascoltato una decina di ragazzini in presenza dei genitori. Non ho visto i telefonini – prosegue la dirigente –, abbiamo affidato la questione alla polizia. Ad essere interrogati sono stati ragazzi di classi ed età diverse e presumo che le immagini incriminate non siano state registrate a scuola, dove i dispositivi si possono usare solo per specifiche attività didattiche".

Ieri la preside sul sito della scuola ha ringraziato gli studenti «per aver collaborato a portare a galla l’episodio di cyberbullismo». Per la dirigente l’intervento della polizia ed l’indagine sono un successo: «Sono contenta che questi ragazzini siano riusciti a rivolgersi all’insegnante, tradendo il tacito patto che di solito li lega a questa età - sottolinea - Noi lavoriamo molto sulla cittadinanza digitale, dal cyberbullismo alle fake news, a come relazionarsi sui social, con studenti e genitori. Quando eventuali responsabilità saranno accertate valuteremo sospensioni, o interventi educativi personalizzati. Non si è fatto male fisicamente nessuno, ma sul piano psicologico le ferite ci sono».

Ed i genitori dei ragazzini? La reazione pare sia stata positiva: «All’uscita i ragazzi erano agitati - racconta una mamma, Monica Papetti –, ma la scuola ha fatto benissimo a chiamare la questura. A mia figlia abbiamo regalato il cellulare da poco, sa che glielo controlliamo. Molti ragazzi, invece, si iscrivono ad Instagram o WhatsApp e poi bannano i genitori, senza che questi reagiscano»