Covid, test di massa nel Lodigiano: il 16,8% ha anticorpi

Sono state 11.925 le persone sottoposte al sierologico. Il dato più elevato riscontrato a Meleti

Lo screening svolto nei padiglioni della Fiera di Codogno

Lo screening svolto nei padiglioni della Fiera di Codogno

Lodi, 22 novembre 2020 - Con 11.925 persone sottoposte a prelievo (le ultime il 18 novembre), di cui 2.007 risultate positive al test sierologico, la campagna di screening che ha visto coinvolti nel Lodigiano 58 comuni su 61, si può dire conclusa. Di fatto in questi giorni verrà riaperta una finestra per chi non ha potuto essere presente alla prima chiamata o per i familiari del positivo. Ma si tratta probabilmente di poco più di un migliaio di persone. Intanto la media provincile dei positivi allo screening sierologico, che ha lo scopo di rilevare quante persone abbiano sviluppato gli anticorpi al corovanirus, sulle quasi 12 mila persone coinvolte (poteva partecipare, su base volontaria, un componente per ogni nucleo familiare, al costo di 10 euro; 25 euro erano coperti dal Comune, ndr ), è del 16,8%: "La percentuale sale un po’ di più nei 10 comuni della prima zona rossa, che è stata epicentro del focolaio – spiega Giovanna Gargioni, sindaca di Borghetto, che ha coordinato lo screening in quanto referente del Lodigiano in Ats Città Metropolitana di Milano, nella campagna insieme all’Asst –. Il dato più alto è stato a Meleti dove, su 67 persone testate, ne sono risultate positive 35, pari al 52%. Al contrario, Bertonico, è un caso unico: pur essendo in zona rossa, dei 123 monitorati solo 10 sono risultati positivi, l’8%. Eppure, mi confermava il sindaco, anche solo il giorno prima dell’epidemia, il 20 febbraio, la gente di Bertonico, come d’abitudine, era andata a fare la spesa al mercato di Castiglione d’Adda, uno dei focolai, dove ci sono stati morti".

Tra gli altri comuni della prima zona rossa, a Codogno 158 positivi su 771 partecipanti (20,5%), a Casale 125 su 621 (20,1%), a Castelgerundo 26 su 98 (26,5%), a Fombio 56 su 233 (24%), a Maleo 53 su 240 (22%), , a San Fiorano 29 su 147 (19,7%), a Somaglia 63 su 351 (17,9%), a Terranova dei Passerini 7 su 49 (14,2%). Percentuale più alta della media anche a Borghetto dove ci sono stati 92 positivi su 479 testati (Gargioni era stata tra la ventina di persone, in tutto il Lodigiano, risultate positive anche al tampone, e poste in quarantena, ndr ) con una percentuale del 19,7%. A sottoporsi allo screening a Lodi sono state solo 832 persone, 121 delle quali positive (14,5%); tra gli altri grandi comuni c’è Sant’Angelo con 34 positivi su 247 (13,7%). Tra i comuni con più adesioni allo screening si registrano Tavazzano con 91 positivi su 559 (16,2%), Lodi Vecchio con 50 su 467 (10,7%), Massalengo con 50 su 413 (12,10%). "Ora per concludere la campagna per chi è rimasto indietro, con adesione entro fine mese, stiamo pensando di organizzare 4 diversi punti prelivo nel Lodigiano, non più come prima nei singoli comuni - spiega Gargioni -. Ma questo screening è stato una bella prova di territorialità: finora come sindaci abbiamo visto la nostra responsabilità sanitaria demandata ad Asst e medici di base, invece ora siamo consapevoli che i comuni devono fare parte della rete, non sulla carta ma nella pratica. Perché con la medicina territoriale vai ad intercettare anche i problemi sociali insieme a quelli sanitari, raggiungi le persone più fragili". "Fare rete sul territorio eviterebbe ospedalizzazioni inutili – aggiunge –. Ad Asst mancano alcuni pezzi, ma possiamo offrirglieli noi, ad esempio mettendo le risorse aggiuntive per lo screening o dando spazi dove effettuare le vaccinazioni antinfluenzali, come sta accadendo. Ma si può pensare anche ad organizzare, ad esempio, punti prelivo per evitare che il cittadino si debba spostare e andare in ospedale, o valorizzando i nostri medici di base".