Caccia al Covid nei residenti di 48 Comuni del Lodigiano

Conto alla rovescia per il maxi screening. Costo tra i 10 e i 15 euro. Regione e Asst: ci aiuterà a non farci trovare impreparati

La presentazione dell’iniziativa ieri al Parco Tecnologico Padano

La presentazione dell’iniziativa ieri al Parco Tecnologico Padano

Lodi, 3 luglio 2020 - L’obiettivo è partire il prima possibile per concludere lo screening della popolazione entro settembre. La “caccia“ al coronavirus nella provincia di Lodi riprende con l’ambizioso progetto dalla Provincia e sostenuto, a oggi, da 48 Comuni (compreso San Colombano) su 60. L’iniziativa, partita dal presidente della Provincia Francesco Passerini e dal referente lodigiano nell’assemblea dei sindaci Ats Giovanna Gargioni (primo cittadino di Borghetto), è stata presentata ieri al Parco tecnologico padano, struttura che metterà a disposizione i suoi laboratori per l’analisi di circa 800 provette al giorno (dal 2 aprile sono state 23mila quelle analizzate).

La campagna, che punta a cercare le tracce di covid in 230mila abitanti della provincia epicentro dei contagi in Italia, è sostenuto dalla Regione, che ha garantito parte della copertura finanziaria, insieme all’Ats della città metropolitana, che coordinerà l’intera attività, e dal’Asst di Lodi, che metterà a disposizione medici e infermieri per effettuare i prelievi. Il test sarà duplice, sierologico con prelievo ematico e tampone: entrambi saranno fatti in contemporanea (il tampone faringeo verrà analizzato solo in caso di positività al sierologico). Il test sarà a pagamento, ma comparteciperanno alla spesa anche gli stessi Comuni e il costo sarà compreso tra i 10 e i 15 euro (per i Comuni più piccoli potrebbe essere lo stesso ente a farsi carico della spesa totale, accettando solo un’offerta). Presente ieri alla presentazione dell’inizitiva l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, accompagnato dall’assessore regione al Territorio, il lodigiano Pietro Foroni, dal sindaco di Lodi Sara Casanova, comune capofila del progetto, e dai vertici dell’Asst di Lodi, il nuovo direttore generale Salvatore Gioia e il direttore socio sanitario Paolo Bernocchi. "Solo quattro mesi fa qua cambiava il mondo – ha affermato l’assessore Gallera -. Ora siamo in una fase diversa, ma non è finita l’emergenza. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere anche il Lodigiano in questa mappatura per capire dove si nasconde il virus. Andremo a scandagliare e a capire cosa è accaduto qui anche in vista di una seconda ondata di covid. In autunno saremo sicuramente molto più pronti a gestire questa emergenza in caso di un ritorno del virus. L’emergenza non è finita, siamo solo in una nuova fase".

Nel progetto, che partirà nei prossimi giorni, ogni ente avrà un ruolo ben preciso: i Comuni che dovranno contattare i cittadini e informali di questa possibilità, l’Asst di Lodi dovrà mettere a disposizione il personale per effettuare i controlli e infine l’Ats della città metropolitana coordinerà tutti gli altri enti. Si stima che nel Lodigiano dovranno essere effettuati tra i 100 e 130mila prelievi. L’Asst di Lodi ha garantito tra i 700 e 1.000 prelievi al giorno, lavorando sabati e domeniche compresi. "È un progetto che ho trovato pronto al mio insediamento, ma è ciò che ci serve per poter eventualmente affrontare una seconda ondata - ha dichiarato il direttore Gioia che dal 18 giugno ha preso il posto di Massimo Lombardo -. Ci occuperemo dei prelievi. Utilizzeremo tutto il personale a disposizione. Ci serviranno altri 19 infermieri che la Regione ha già finanziato qualche giorno fa e che andremo a prendere dalla graduatoria già a disposizione. Si stima che dovremo effettuare 100/130mila test entro settembre. Partiremo con i centri più piccoli. Ci aspettiamo una grande adesione. È fondamentale attivare e intensificare questa attività di controllo per non farci trovare impreparati".