Coronavirus, Medici Senza Frontiere sbarca a Lodi:"Battaglia lunga ma siamo pronti"

La coordinatrice Claudia Lodesani e 15 colleghi in prima linea nel presidio dell’ex zona rossa

Claudia Lodesani, 48 anni, dal 2018 è presidente di Medici senza frontiere Italia

Claudia Lodesani, 48 anni, dal 2018 è presidente di Medici senza frontiere Italia.

Lodi, 16 marzo 2020 - Da pochi giorni stanno affiancando il personale ospedaliero dell’Asst di Lodi ad affrontare l’emergenza coronavirus. Sono quindici, tra medici e infermieri, gli addetti di Medici Senza Frontiere che sono al lavoro nell’epicentro della diffusione del Covid 19 in Italia. Grazie al loro supporto da pochi giorni sono stati riattivati una ventina di posti letto, già esistenti ma inutilizzati per carenza di personale rispetto all’afflusso straordinario di questi giorni. A guidare la squadra nei quattro presidi ospedalieri del Lodigiano è l’infettivologa Claudia Lodesani, 48 anni, dal 2018 è presidente di Msf Italia. Lodesani ha passato gli ultimi 15 anni sul campo, iniziando come medico di terreno per poi svolgere ruoli di coordinatore, capo missione, direttore di strutture sanitarie di Msf. Nella sua attività ha lavorato in grandi emergenze come l’epidemia di Ebola nel 2014 e 2015, conflitti come quello in Yemen e Repubblica Centrafricana, contesti dimenticati come il Burundi, la Repubblica Democratica del Congo o il Sud Sudan. È appena tornata da una missione di tre mesi ad Haiti. Attualmente è la coordinatrice dell’intervento di Msf per il Covid 19 in Italia.

Dottoressa Lodesani, in cosa consiste il vostro contributo nei presidi ospedalieri lodigiani? "Abbiamo un team composto da quindici persone, tra infettivologi, anestesisti, infermieri e logisti. Lavoriamo insieme ai medici lodigiani per fronteggiare l’epidemia. Negli ospedali del Lodigiano abbiamo conosciuto medici e infermieri che da settimane lavorano senza sosta in una situazione di totale eccezionalità tipico di tutte le epidemie. Daremo il nostro contributo al loro grandissimo lavoro per aiutare ad assistere i pazienti".

Cosa ne pensa del modello Lodi nella gestione dei casi di coronavirus? "Credo sia un’ottima idea e intuizione da parte dell’Asst di Lodi. Avere delle équipe miste di medici e infermieri con diversa esperienza nella gestione di pazienti così complessi come quelli affetti da coronavirus è sicuramente un buono strumento per poter gestire nel migliore dei modi i casi e avere più possibilità di guarire".

Fino a quando durerà il vostro supporto negli ospedali lodigiani? "Andremo avanti fino a quando ci sarà bisogno. Per ora non ci siamo posti il problema. Sappiamo come funzionano le epidemie e sappiamo che sarà un lungo lavoro. Siamo pronti a modificare il nostro contributo in base alle necessità. Al vaglio anche interventi in altri ospedali, non è detto che ci fermeremo solo a Lodi".

Per quella che è la vostra esperienza nella gestione delle epidemie, crede che l’isolamento sia la strada corretta per ridurre i casi? "In un’epidemia come questa interrompere la trasmissione del virus è cruciale".