Coronavirus, i sindaci lodigiani: "Un laboratorio nel Parco tecnologico"

Troppe persone malate in attesa di un tampone: Questa è una possibile soluzione, è il momento di agire"

Un laboratorio d’analisi all’interno del Parco tecnologico padano

Un laboratorio d’analisi all’interno del Parco tecnologico padano

Lodi, 27 marzo 2020 -   Una speranza nella lotta al coronavirus potrebbe arrivare dal Parco tecnologico padano. I 60 sindaci lodigiani hanno sottoscritto sabato una lettera per chiedere alla Regione di valutare l’apertura dei laboratori del polo scientifico di cascina Codazza in grado di analizzare tra i 380 e 1.000 tamponi al giorno, restituendo gli esiti in tempi molto più rapidi rispetto a quelli attuali. Secondo gli amministratori locali e i medici di base nel Lodigiano ci sarebbero migliaia di casi positivi al Covid-19 ancora non emersi perché a casa in attesa di effettuare il test. "Bisogna agire e farlo subito", dice il primo cittadino di Borghetto Lodigiano, Giovanna Gargioni, referente dei sindaci lodigiani nel consiglio di Ats Città metropolitana, che sabato ha inviato la richiesta a Regione e Ats.

"Abbiamo tante persone a casa con la febbre alta e in attesa di poter fare il tampone - spiega Giovanna Gargioni -. Ci sono una marea di casi di polmonite in giro per il nostro territorio. Possiamo sicuramente fare qualcosa in più per cercare almeno i casi di probabile coronavirus. Sono stati tanti i colleghi sindaci che mi hanno contatta per affrontare questa vicenda. Tutti siamo preoccupati. Se il problema è il sovraccarico di lavoro dei laboratori, abbiamo dato anche una soluzione, che è quella di autorizzare il laboratorio nel Parco Tecnologico Padano, da 380 fino a 1.000 tamponi al giorno. Non si tratta di avere statistiche più veritiere, ma di avere certezze per chi lavora in prima linea, i medici di base, e circoscrivere la diffusione del virus".

L’apertura dei laboratori del Parco tecnologico di Lodi potrebbe aumentare i controlli nelle strutture ritenute ad alto rischio, come ospedali e case di riposo. "Chiederemo di partire dalla tutela dei nostri anziani che sono ospiti nelle case di riposo - dice Gargioni -. Bisogna fare rete tra medici di base e ospedali. Possiamo mettere in piedi un meccanismo che può dare una mano a fermare i contagi il prima possibile. Ora è il momento di agire".