Effetto coronavirus, nel Lodigiano mungitori bloccati e allevatori in ansia

La trasformazione del latte ad alto rischio per mancanza di personale. "Stiamo lavorando a singhiozzo ma tentiamo di resistere"

Un allevatore lodigiano

Un allevatore lodigiano

Codogno (Lodi), 27 febbraio 2020 - Sono 127 gli allevamenti di bovini e bufalini, per 30mila capi, presenti nella cosiddetta zona rossa, l’area dei dieci comuni del Basso Lodigiano in cui da domenica non si può più né entrare né uscire. Ammontano poi a 40, per altri 73.426 capi, gli allevamenti di suini. Ciò a fronte di 568 allevamenti di bovini e bufalini (di cui 357 da latte) e di 202 allevamenti di cui 34 ad uso familiare (pari a 363.026 capi di cui 204.957 da carne) in tutta la provincia di Lodi.

Numeri importanti per un comparto che adesso è in apprensione e teme che il prolungarsi della situazione possa avere conseguenze preoccupanti. «Il ritiro del latte e i nostri rifornimenti di fieno e mangimi per ora sono garantiti, sono considerati attività essenziali - riferisce Giuseppe Palosti, allevatore di Vittadone di Casalpusterlengo che produce 75 quintali di latte al giorno e ha 200 vacche -. Ma per i prossimi giorni il rischio è che le quantità possano diminuire in quanto i caseifici hanno meno persone al lavoro. Ce n’è uno qui vicino, a Corteolona, nel quale sappiamo ci sono a casa 70 dipendenti residenti in zona rossa». «Inoltre - aggiunge - ci è consentita solo la macellazione d’urgenza e, soprattutto, rischiamo la paralisi se si rompe un nostro macchinario, ad esempio un pezzo della sala mungitura. Se dovesse succedere non potremmo far arrivare i tecnici e rimarremmo bloccati».

Coldiretti ha lasciato un Sos: «Diversi mungitori sono stati fermati ai posti di blocco. Il personale addetto al controllo deve essere formato ed informato sulla deroga per il nostro settore». «Stiamo lavorando a singhiozzo - testimonia Sergio Croce, allevatore di Casalpusterlengo con maiali (1.800) e vacche (150 in lattazione) -. Io avevo già programmato di mandare via, il primo marzo, 300 maiali giunti al peso previsto (tra i 156 e i 176 chili) per ricavarne prosciutto di Parma, ma è stato bloccato tutto. Forse riuscirò a caricarli il 7 marzo. E intanto continuano a ingrassare e rischio escano dai parametri e si svalutino».