Coronavirus, il soccorritore lodigiano: "Turni massacranti, ma non molleremo"

La testimonianza di Giorgio Bondioli: in una notte ci capita di uscire anche venti volte. E i viaggi sono più lunghi

Emergenza coronavirus

Emergenza coronavirus

Lodi, 18 marzo 2020 - In una Lodi che in queste ultime settimane trascorre le giornate in un silenzio quasi spettrale, uno dei pochi suoni che si sente con regolarità è quello delle sirene delle ambulanze, che passano in soccorso a chiunque si trovi in una situazione di emergenza, ordinaria oppure legata alla diffusione di Covid-19. La presidente del Comitato di Lodi della Croce Rossa Lucia Fiorini sottolinea che l’epidemia ha un impatto notevole sull’attività dell’organizzazione: "Sono operativi 220 volontari e 17 dipendenti – spiega – e abbiamo 9 mezzi che continuano a uscire a prestare soccorso e a trasportare persone in tutta la Lombardia". Anche la quotidianità di chi fa volontariato in questo settore è cambiata, come testimonia Giorgio Bondioli, 22enne del capoluogo da due anni soccorritore del centro di viale Dalmazia.

Giorgio, la diffusione del virus che impatto ha avuto sull’attività della sua organizzazione? "In tempi non di emergenza sanitaria faccio parte del turno del lunedì notte. Nella situazione attuale servono più soccorritori possibili, quindi non si fa ormai più distinzione tra mattino, pomeriggio, notte, ci si aiuta a vicenda". Che modifiche ha notato sulle uscite effettuate quando è di turno? "Normalmente gli equipaggi possono ruotare ed essere flessibili, e si esce in media due volta a testa. Ora ognuno esce almeno quattro volte, spesso consecutive, che si protraggono a lungo nell’arco di 6/7 ore. Come valore assoluto, un turno in situazione normale esce 7/8 volte di notte, attualmente anche più di venti". Come si sono organizzati gli equipaggi in conseguenza di questa situazione? "Da quando è iniziata l’emergenza covid-19 le nostre abitudini sono completamente cambiate: gli equipaggi che normalmente ruotano sono fissi, domenica scorsa ad esempio io e il mio equipaggio, in servizio sull’ambulanza H24, siamo stati fuori per 7 ore consecutive, andando su 5 pazienti diversi. Naturalmente le persone non smettono di avere infarti, coliche renali, malori, anche se l’attenzione mediatica e sanitaria è sul Coronavirus. Sono turni duri, in cui non c’è tempo per riposarsi". Quali altri cambiamenti ha notato, in particolare riguardo all’equipaggiamento? "Siamo passati dal non usare mai i Dpi (dispositivi di protezione individuale) a dover uscire su ogni soccorso con tuta intera, occhiali, mascherina FFP2 o FFP3, tre paia di guanti e calzari". E i trasporti nei nosocomi? "I viaggi negli ospedali alternativi a Lodi (ormai tutto dedicato al trattamento del virus) sono lunghi. Alcuni colleghi si sono dovuti recare persino a Mantova. Ci sono mille difficoltà, ma nonostante tutto ci siamo e ci saremo sempre".