Codogno, pronto soccorso riaperto: "Al primo paziente che commozione"

Parla il medico che per mesi ha promosso la campagna per la riapertura del Pronto soccorso

Ezio Scarpanti, 57 anni medico dell’Inps garantisce che continuerà a vigilare

Ezio Scarpanti, 57 anni medico dell’Inps garantisce che continuerà a vigilare

Codogno (Lodi), 7 giugno 2020 - Nei mesi più duri dell’emergenza sanitaria si è fatto portavoce dei cittadini di tutto il Basso Lodigiano costretti a convivere con la chiusura del servizio di emergenza/urgenza di Codogno. Sulla pagina social “Riaprite ps ospedale di Codogno: la cittadinanza ne ha bisogno“ è riuscito a raccogliere 7.500 adesioni per chiedere la riapertura del Pronto soccorso di Codogno, punto di riferimento per 80mila abitanti della zona, chiuso dalla mattina del 21 febbraio a seguito della scoperta del paziente 1. Per Ezio Scarpanti, medico dell’Inps, codognese di 57 anni, che da inizio marzo si è fatto portavoce delle richieste della Bassa, la riapertura di giovedì del pronto soccorso di Codogno dopo 104 giorni, è solo un primo passo verso il ritorno alla normalità.

«Devo ringraziare il direttore generale dell’Asst di Lodi Massimo Lombardo perché ha dato una buona risposta alle richieste di tutti i cittadini del Basso Lodigiano – dichiara Scarpanti –. Devo essere sincero: quando ho visto in televisione l’ingresso del primo paziente, una donna anziana accompagnata dal marito, in pronto soccorso a Codogno mi sono commosso. Quello di Codogno è un presidio troppo importante per restare chiuso. In questi mesi tante persone ci hanno sostenuto, non solo dal Lodigiano ma da tutta Italia. La città di Codogno è diventata suo malgrado il simbolo di questa battaglia e la riapertura del Pronto soccorso interessa a tutti".

Resta aperto il dossier che Scarpanti ha realizzato negli ultimi tre mesi raccogliendo segnalazioni di persone costrette a trasferte in altri Pronto soccorso con pesanti problemi di salute, non solo a Lodi ma anche a Piacenza e Pavia. "Durante questo periodo di difficoltà e chiusura ci sono arrivate quasi un centinaio di segnalazioni di persone che hanno avuto forti disagi – spiega Scarpanti –. In questi mesi abbiamo creato un bel gruppo che sicuramente continuerà a raccogliere le testimonianze dei cittadini. Continueremo a monitorare la situazione con la nostra pagina Facebook".

A preoccupare ora è il futuro dell’ospedale di Casalpusterlengo che da qualche settimana è stato trasformato in hub per soli casi di covid “verdi“. L’Asst di Lodi avrebbe iniziato a sistemare il secondo piano dell’ospedale di Codogno, dove c’era prima il Day service, per metterci il Day hospital oncologico. Per cui è probabile che a pagare le conseguenze sarà l’Oncologia che a Casalpusterlengo in questo modo non riaprirà più. La Riabilitazione specialistica è tutta a Sant’Angelo, e la Dialisi dovrebbe essere spostata tutta a Lodi. Su questi presupposti il presidio di Casalpusterlengo rischia di non esistere più come ospedale.