Codogno, presunti abusi su ragazzine: "Le date smontano l’accusa"

L’indagine per pedofilia, vittime tre giovani tra gli 11 e i 13 anni. L’avvocato del 48enne: ci sono tanti punti deboli nella tesi della Procura

Il pm Alessia Menegazzo

Il pm Alessia Menegazzo

Codogno (Lodi), 24 ottobre 2019 - Le indagini della Procura di Milano sono state chiuse. Le accuse a carico di un 48enne di Codogno, invalido sofferente di importanti patologie psichiche che gli impediscono di uscire di casa da quando aveva 15 anni, restano pesantissime per aver avuto rapporti sessuali in casa sua con tre ragazzine tra gli 11 e i 13 anni. Per il pm Alessia Menegazzo, il 48enne è indagato di violenza sessuale, corruzione di minore, sostituzione di persona e produzione e detenzione di materiale pedopornografico. "Siamo fiduciosi di poter smontare l’impianto accusatorio", spiega l’avvocato difensore Lorenzo Tornielli, determinato ad affrontare il processo ordinario davanti ai giudici di Milano. Attende fiducioso anche il 48enne che a San Vittore, dove è rinchiuso dal 18 giugno, è riuscito a integrarsi aiutando gli altri detenuti a scrivere le lettere da inviare all’esterno. "Intanto - spiega l’avvocato del presunto pedofilo di Codogno - la Procura ha riconosciuto al 48enne di non aver adescato le minorenni su WhatsApp attraverso un falso profilo. O meglio, il profilo con il nome “Giulia” esisteva, ma non veniva utilizzato dal 48enne per convincere le presunte vittime a concedersi a lui. Le ragazzine lo conoscevano perché a una delle minorenni faceva ripetizioni".

Un altro punto debole dell’accusa, almeno secondo il legale del 48enne, sarebbe quello delle date: l’indagato afferma che il tutto si sarebbe compiuto tra la fine del 2017 gli inizi del 2018, quando la madre morì ed egli si trovava in uno stato di disperazione assoluta. L’accusa invece fa risalire le date al 2015. L’uomo ha anche filmato le violenze, avvenute nell’appartamento dove abita. E secondo l’accusa, non soddisfatto, minacciava le bambine di pubblicare video e foto se non avessero soddisfatto le sue richieste (i video però non sarebbero mai stati diffusi). "È evidente come le date assumano un rilievo fondamentale in quanto, trattandosi di rapporti consenzienti, solo la circostanza che le ragazze fossero infra-quattordicenni ne determina l’illiceità - dice l’avvocato Tornielli -. C’è anche del materiale video che potrebbe essere utilizzato per confermare la nostra versione dei fatti".