Codogno, ostetricia non chiude. Parola di direttore

Preoccupazione per uno dei fiori all’occhiello della sanità della Bassa

L'ospedale di Codogno

L'ospedale di Codogno

Codogno (Lodi), 16 febbraio 2018 - Aleggia lo spettro della chiusura sul reparto di ostetricia dell’ospedale di Codogno, da sempre uno dei fiori all’occhiello della sanità della Bassa: i timori del personale e i dubbi dei sindacati sulla tenuta del servizio a causa della penuria di medici si stanno facendo di giorno in giorno sempre più insistenti.

Ieri, però, il direttore generale dell’Asst di Lodi Giuseppe Rossi, pur non nascondendo il problema, ha escluso qualsiasi ipotesi di serrata. «Non esiste questa possibilità», ha ribadito il manager. «Con questo non voglio dire che i problemi non ci sono. Anzi. La questione della penuria dei medici è chiara e stiamo cercando di affrontarla nel migliore dei modi, ma non riusciamo a trovare personale. Abbiamo chiesto persino ai medici pensionati di fare i turni. Ma ormai non è più come un volta: ora i professionisti scelgono di andare dove vogliono e la domanda è molto più alta dell’offerta. L’organico di ostetricia è ridotto all’osso e il personale, che ringrazio, sta facendo salti mortali, ma cercheremo di risolvere il problema: a breve riusciremo a fare il primariato».

Una soluzione sia pure dolorosa sarebbe già stata trovata: per tamponare le “falle” in ostetricia, sarebbe stata disposta l’urgente chiusura di ginecologia (i cui posti letto sono accorpati a chirurgia) probabilmente per recuperare, appunto, personale “fresco” da mandare al punto nascite. Altri segnali sembrano però andare in direzione opposta, almeno secondo i sindacati. «Lo dico da tempo. Ostetricia è destinata alla chiusura. Ad oggi non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale, ma temiamo che possa concretizzarsi presto, forse già nella seconda decade di marzo – ha ribadito ieri Gianfranco Bignamini del sindacato Fsi-Usae –. Se così fosse, siamo pronti alla mobilitazione e a chiedere un’audizione alla commissione sanità regionale». Anche Rosy Messina del sindacato Uil è molto preoccupata sebbene ad oggi non abbia elementi certi per sbilanciarsi sull’ipotesi chiusura. «Il problema dei medici è evidente. Si fanno i concorsi, ma nessuno viene. A Codogno sono rimasti in sei e si fa fatica a garantire la guardia attiva. So che stanno cercando una soluzione. Pure a Lodi sono in sofferenza», spiega la rappresentante sindacale.