A Codogno medici neolaureati combattono il mostro. "Nella terza ondata nessun intubato"

Cinque i giovani catapultati in corsia per occuparsi dei pazienti più critici, ora perlopiù 50enni. Il responsabile Tursi:hanno portato entusiasmo

Il team dell’area giallo-blu Covid dell’ospedale di Codogno

Il team dell’area giallo-blu Covid dell’ospedale di Codogno

Codogno (Lodi) - Da studenti di medicina a medici. L’area giallo-blu Covid dell’ospedale di Codogno, il reparto nato l’1 aprile 2020 nel primo presidio in Italia chiuso per il virus, è gestito anche da un’equipe di cinque medici, tutti under 35, neolaureati. Sono loro che, sotto la guida dello pneumologo Francesco Tursi, si occupano dei 20 posti letto dell’ex Riabilitazione geriatrica (da un anno reparto Covid) e garantiscono il servizio dell’ambulatorio pre-Covid nell’ex Ortopedia, uno spazio dedicato ai malati inviati dal medico di famiglia o dai reparti per fare la diagnosi con ecografia e spirometria e limitare gli accessi ai Pronto soccorso. 

Un lavoro durissimo, complicato, ma prezioso su un territorio che ha pianto centinaia di morti soprattutto nella prima ondata, e che da mesi sta rivedendo la luce in fondo al tunnel. Nella squadra ci sono due codognesi, Francesco Tansini, 29 anni, laureato a luglio scorso, da dicembre all’ospedale di Codogno, e Giulia Frontori, 28 anni, medico di base e iscritta al corso di formazione in Medicina generale. Nel team anche Nasser Alabdulaaly, 29 anni, Arabia Saudita, che è in “trincea“ dall’inizio dell’emergenza sanitaria, prima a Lodi e poi da maggio 2020 a Codogno, e Felicia Grosu, 27 anni, da due mesi in servizio a Codogno. Poi c’è Ilaria Piva, 34 anni, medico con formazione in urgenza, originaria di Cerro Lambro, da poco più di un mese in servizio a Codogno, dopo aver lavorato in una Rsa.

"L’età media dei malati continua ad abbassarsi, ora è intorno ai 50 anni, e i casi gravi aumentano – spiega il medico Tansini –. In questa ondata abbiamo avuto un paziente di 21 anni, poi tanti trentenni e quarantenni. Il virus sta continuando a circolare. Non bisogna abbassare la guardia". Una lavoro eccezionale, quello di questi giovani medici, riconosciuto anche dal loro responsabile Tursi. "Devo ringraziare questi giovani medici - dice lo pneumologo –. Hanno fatto un passo in avanti enorme, passando da studenti di medicina a medici in corsia. Il lavoro da fare qui è tanto, si arriva anche a 12 ore a turno, ma loro hanno portato entusiasmo e voglia di fare. Sono uno stimolo continuo anche per me. Siamo in una situazione completamente diversa rispetto a un anno fa: abbiamo trasformato nella nostra testa la paura verso il virus, non c’è più quella per l’ignoto ma c’è il confronto con un mostro che dobbiamo sconfiggere. Anche le armi sono migliorate: antivirale, plasma iperimmune e vaccini sono gli strumenti che abbiamo". 

Nell’ultimo anno il reparto è riuscito a ottenere grandi risultati. Nella terza ondata, infatti, nessuno dei pazienti ricoverati nell’area Covid è stato intubato. Un risultato eccezionale rispetto alla prima e alla seconda ondata. Inoltre, l’equipe guidata da Francesco Tursi ha sperimentato con successo l’utilizzo di nuove tecniche, come il plasma iperimmune. "Sta funzionando - sottolinea Tursi -. Le cure sono migliorate. E lo vediamo anche nel fatto che nessuno dei nostri pazienti in questa terza ondata è stato intubato. E’ un risultato importante, soprattutto dopo la prima e la seconda ondata quando qualche caso era capitato". Tursi chiude con un appello: "Le scorte di plasma stanno finendo, chi può venga a donare".