Codogno, le lacrime dell’infermiera simbolo: "Calvario di volti senza speranza"

Il racconto che ha commosso Sergio Mattarella: "Entravo nelle case e vedevo la gente con il rosario in mano"

Giovanna Boffelli, volontaria crocerossina

Giovanna Boffelli, volontaria crocerossina

Codogno (Lodi), 3 giugno 2020 - «Non avevo nemmeno più il tempo di pregare. Ma gli anziani che andavo a trovare mi dicevano: ’preghiamo noi per lei’". Giovanna Boffelli, 70 anni, volontaria crocerossina codognese e sottotenente del corpo delle infermiere, ha emozionato il presidente Mattarella che nel suo discorso l’ha citata due volte.

Ieri, in municipio, con la voce rotta dalla commozione ha ricordato in città che "abbiamo dovuto affrontare la realtà calamitosa dovendo contare solo sulle risorse presenti sul territorio affrontando le vitali esigenze dei nostri concittadini". Ma il suo impegno sul campo, forte di 28 anni di volontariato da infermiera, lo ha affrontato già pochissimi giorni dopo lo scoppio dell’emergenza. "Il 26 febbraio ero già in giro per le case delle persone. Vedevo volti disperati. Facevo le iniezioni soprattutto a persone anziane. Ne ho fatte sino a 21 al giorno, 16-17 persone tutti i giorni per un periodo lungo e non ho ancora finito. Il momento più difficile? Non ne ricordo uno in particolare. Non mi rendevo nemmeno conto del tempo che passava. Tornavo a casa stanca, stravolta e andavo a letto. Non riuscivo nemmeno a pregare. Entravo nelle case e vedevo la gente con il rosario in mano. Dicevo loro: mi spiace interrompere. Ma c’era chi rispondeva che il prossimo lo avrebbe recitato per me".

Per lei la cosa importante era anche quella di ascoltare e parlare, garantire una parola di conforto. "Cercavo di infondere un po’ di ottimismo. La gente, magari costretta sempre a stare davanti alla tv, sentiva solo notizie brutte". Il suo volto buono e sorridente ieri si è commosso davanti a Mattarella. "Sono facile alla commozione, è meglio fare che parlare". Giovanna Boffelli è stata un importante punto di riferimento nella "guerra" al contagio, insieme a tanti altri volontari. "Ora, terminate le cure, molto persone chiedono ancora la mia presenza, anche solo per un saluto o quattro chiacchiere. Spesso sono gli anziani soli a rivolgermi queste richieste". Per la crocerossina c’è stato anche il grande dolore di "venire a sapere che alcune persone che avevo assistito, sono poi decedute". Per molti la sua presenza in casa è stata anche determinante nel decorso della malattia. "Spesse volte, di fronte a chiari sintomi, ho invitato i parenti a chiamare subito il 118 e, in alcune occasioni, sono stata io stessa a comporre il numero di emergenza per risolvere situazioni di una certa gravità", ha sottolineato. "Per me le persone che avevo davanti non erano segni su un foglio che dovevo spuntare ma storie di persone, ammalati che in casa erano soli e chiedevano solo un aiuto".