Codogno, clochard carbonizzato: "Usava l’alcol per scaldarsi. Così è morto il mio amico"

Un testimone racconta le ultime ore dell'uomo che ha perso la vita nell'incendio della baracca

Il luogo della tragedia

Il luogo della tragedia

Codogno (Lodi) - "Ero andato alla baracca attorno alle 16 per portargli due contenitori di alcol con cui si scaldava. Ne aveva già un paio ma gliene servivano altri. Aveva già bevuto per scaldarsi un po’. Stava ascoltando la partita di calcio dalla radiolina: era un grande appassionato di football. Era un brav’uomo, ci andavo d’accordo". Sono le ultime ore di N.H., 66 anni, il clochard romeno che da giugno viveva nella piccola capanna di circa venti metri quadrati in un terreno tra il santuario di Caravaggio e il cimitero, lungo viale Manzoni. È sabato 20 novembre: da lì a poco, attorno alle 17.30, si sarebbe consumata la tragedia con il fuoco che ha avvolto completamente la stamberga e il 66enne, forse assopito o già incosciente per le esalazioni del fumo, morto carbonizzato.

L’amico Marius, 45 anni, suonatore di fisarmonica, ieri non aveva voglia di allietare i passanti di via Roma. "Oggi non suono. Non riesco", dice, ancora sconvolto per quanto successo al suo connazionale. "Era da 40 anni che aveva lasciato la Romania. Aveva girato alcuni Paesi dell’Europa, tra cui la Grecia. Poi è arrivato qui e ha lavorato anche nelle zone del centro Italia. Ho saputo la notizia in piena notte, sabato, quando mi ha mandato un messaggio un amico". Ora la vicenda è in mano alla Procura di Lodi che ha disposto l’autopsia e la prova del Dna per avere la certezza assoluta che quel corpo sia del 66enne: a oggi, infatti, non è ancora possibile dare un nome al cadavere sfigurato dal fuoco. "No, c’era lui in quella baracca. Non poteva esserci un altro. L’ho visto un’ora prima", dice invece Marius. Dentro la capanna con base in cemento, poche cose per vivere: vestiti, qualche pentola, una bicicletta, un materasso, un fornelletto. Per scaldarsi il 66enne aveva collocato due contenitori in ceramica per fiori dentro ai quali aveva messo dei barattoli da riempire con l’alcol da bruciare. Cosa sia successo è difficile saperlo. Forse l’uomo si è assopito, forse si è sentito male o ha inalato i fumi. Quando i pompieri lo hanno trovato sotto le macerie della baracca, crollata a causa del rogo, lui era supino vicino alla porta d’ingresso che teneva chiusa con un catenaccio per paura che le nutrie potessero entrare. "Da quello che mi raccontava lui, ha due figlie, una delle quali abita in Germania – sottolinea Marius – Già nel 2018 era avvenuto un incidente del genere quando abitava a Piacenza: in un casolare abbandonato era andato a fuoco un materasso e lui era stato identificato poi dalla polizia".