Codogno, altra tegola per l’ospedale Si rischia l’addio alla Chirurgia

L’ipotesi è al vaglio dei vertici della Asst. Preoccupati operatori sanitari. e i residenti nella Bassa

Migration

di Carlo D’Elia

La paura della terza ondata della pandemia rischia di “paralizzare“ l’attività degli ospedali lodigiani. Tra gli operatori del nosocomio di Codogno martedì la possibilità di non riaprire più il reparto di Chirurgia nel presidio del Basso Lodigiano, spostando tutto all’ospedale Maggiore di Lodi, era al centro dei discorsi. Una scelta che rischierebbe così di limitare ancora di più i servizi offerti dall’ospedale della Bassa e dopo le limitazioni che hanno colpito la struttura di Casalpusterlengo,. Al momento si tratterebbe solo di una supposizione affrontata durante un confronto che lunedì si è tenuto tra i vertici dell’Asst.

"La chiusura definitiva della Chirurgia a Codogno non mi sorprenderebbe e farebbe seguito allo stop di Ortopedia - dichiara il sindacalista della Fisi di Lodi, Gianfranco Bignamini -. Sono mesi che si continua ad affrontare questo tema. Quello che più mi preoccupa invece è la decisione dell’Asst di Lodi di accogliere nei nostri presidi i malati Covid provenienti da altre province". Ieri mattina sono arrivati all’ospedale di Maggiore Lodi e nel presidio di Codogno i primi malati dagli ospedali di Brescia e Bergamo, i più colpiti al momento dalla variante “inglese“ del virus. Anche se per ora la situazione è ancora tranquilla e Lodi non ha il tasso di Brescia e Bergamo, presto, secondo i sanitari, che da oltre un anno sono in prima linea nella lotta alla pandemia, il tasso dei contagi è destinato a rialzarsi. Conseguenze inevitabili si avranno all’interno dell’ospedale che dovrà nuovamente riorganizzare i reparti per far fronte alla terza ondata. Attualmente, a Lodi ci sono sei pazienti in Terapia intensiva (tutti Covid) e a Codogno due (tutti e due non Covid). "Serve chiarezza da parte dell’Azienda – dice Bignamini –. Capisco le difficoltà degli altri territori, ma nel Lodigiano in questo modo si rompe un precario equilibrio che nelle ultime settimane si è creato con la riduzione dei casi di Covid. Bisogna tutelare anche i pazienti lodigiani che meritano una sanità territoriale forte e presente".