Chef lodigiano morto a New York, la madre: "Non ci credo, non sono cose vere"

Si continua a indagare sulla vicenda. Carta di credito intestata al cuoco 33enne utilizzata nelle giornate trascorse tra la scomparsa e il ritrovamento del cadavere

Andrea Zamperoni

Andrea Zamperoni

Lodi, 27 agosto 2019 - "Non ci credo. Non sono cose vere, quindi a me non interessano". Lo ha ripetuto, più volte, nella sua casa di Casalpusterlengo, nel Lodigiano, Oriella Ave Dosi, la madre di Andrea Zamperoni, lo chef trovato senza vita a New York. La Polizia ha arrestato una prostituta, con l'accusa di aver ceduto al cuoco 33enne dosi mortali di fentanyl, un potente analgesico oppioide sintetico.   "In queste ore hanno detto che noi genitori eravamo andati a New York e invece siamo qui: non sono cose vere", insiste la donna nel tentativo di confermare la tesi secondo cui il figlio non avrebbe ricevuto quelle sostanze.  La televisione è spenta da giorni a casa Zamperoni, ha spiegato un amico di famiglia. Che avrebbe aggiunto: "È proprio come ha indicato di fare ai genitori il figlio Stefano dall'America, cioè di lasciare stare quanto avrebbero detto i notiziari". 

Come sottolineato da una amica della mamma dello chef: "Quello che la gente dice e pensa qui in paese, anche dopo che si è saputo come è morto, è che Andrea sia una vittima. Ma, soprattutto, così come alla madre, anche a noi, tuttora, tutto questo sembra incredibile. La gente, qui, si rifiuta di credere sia accaduto". La donna ha ricordato che, quando Andrea e il fratello gemello Stefano a 19 anni dopo gli studi da cuoco avevano deciso di andarsene dall'Italia, la madre li aveva pregati di stare insieme, aveva detto loro "se andate via dall'Italia mi dovete promettere che starete sempre insieme, lavorerete insieme e abiterete vicini. Così, in caso di bisogno, potrete proteggervi, aiutarvi". "Questo - ha aggiunto - era un imperativo per la mamma. E certamente adesso lo starà pensando. Starà pensando che, forse, se i suoi figli fossero stati insieme, come lei gli aveva fatto promettere, allora magari Andrea ora sarebbe ancora vivo". 

LA CARTA DI CREDITO - Una carta di credito intestata ad Andrea Zamperoni è stata utilizzata nelle giornate trascorse tra la sua scomparsa e il ritrovamento del suo cadavere in un hotel del Queens a New York. Emerge da fonti investigative secondo le quali chi ha effettuato prelievi ad alcuni sportelli automatici della zona sarebbe stato anche filmato. 

LA PROCURA DI LODI - Nel frattempo, il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro ha reso noto che l'indagine conoscitiva da lui aperta sulla morte di Andrea Zamperoni non potrà avere sviluppi. "Abbiamo verificato - ha spiegato - che non esistono le condizioni minime richieste dalla normativa per la procedibilità, per procedere quindi anche in Italia. In ogni caso non abbiamo intenzione di chiudere questo modello 45 in modo che il nostro ufficiale di collegamento possa continuare a partecipare anche per i prossimi giorni alle riunioni informative che si terranno via via con la polizia di New York".

LE PAROLE DEL SACERDOTE - La salma di Andrea potrebbe comunque rientrare in Italia giovedì prossimo. Il parroco della chiesa nella frazione di Zorlesco, don Nunzio Rosi, ha spiegato che giovedì alle 21 si terrà una veglia di preghiera. "Spero che in moltissimi - ha sottolineato il sacerdote - arrivino a pregare per l'anima del nostro compianto parrocchiano. In questi giorni ho già visto molta gente in chiesa spontaneamente proprio a pregare per lui. Ne ha bisogno, visti anche gli ultimi sviluppi della vicenda".