Cavenago d'Adda, nei campi c’è diossina

La presenza emerge dalle indagini della Procura

Il presidente e leader del comitato No ampliamento discarica Mario Forti

Il presidente e leader del comitato No ampliamento discarica Mario Forti

Cavenago d'Adda (Milano), 12 giugno 2019 - «Scoperte tracce di diossina dove sorgeva il laghetto della discarica». Per il comitato No ampliamento discarica i veleni dell’impianto di Cavenago d’Adda avrebbero intaccato i terreni circostanti. La preoccupante novità è stata scoperta dal presidente del Comitato, Mario Forti, leggendo la relazione allegata in uno dei faldoni dell’indagine della procura di Lodi sulla discarica provinciale chiusa dal 2015. Il Comitato è riuscito a entrare in possesso di questi documenti (finora segreti) solo grazie alla costituzione di parte civile presentata nel processo in corso al tribunale di Lodi, che vede imputati i vertici della EcoAdda, società in liquidazione, ma di proprietà in parte della Provincia e di Waste Italia, accusati di aver effettuato un’attività di smaltimento dei rifiuti non pericolosi in assenza però della prescritta autorizzazione e in particolare smaltivano nella discarica di Cavenago d’Adda ingenti quantità di rifiuti dichiarati falsamente Cer 19.12.12. (rifiuti urbani), mentre in realtà si trattava di rifiuti che non erano sottoposti al trattamento preliminare necessario allo smaltimento definitivo in discarica. I fatti contestati sono dal 17 novembre 2014 al 12 marzo 2015. «Il tecnico incaricato durante le indagini del 2015 dal pm Emma Vittorio ha specificato a pagina 22 del documento la presenza di quantità non critica di diossina nei terreni vicini al laghetto della discarica – spiega Mario Forti –. È una cosa che non ci sorprende: noi del Comitato abbiamo annunciato da tempo questo fatto e solo ora abbiamo trovato conferma».

Crescono dunque le preoccupazioni del Comitato intorno all’impianto di EcoAdda. Per gli ambientalisti l’area intorno alla discarica, che si affaccia sulla lanca di Soltarico, è in costante rischio disastro ambientale e necessita interventi di messa in sicurezza. Al centro dell’attenzione di Forti e della procura di Lodi finirà presto anche la falda acquifera che si trova a 14 metri di profondità, sotto la discarica di Cavenago. Sul punto la procura e il legale del Comitato hanno chiesto al giudice del tribunale di Lodi di dare incarico a un tecnico per effettuare dei nuovi test sull’area, qualche anno dopo gli ultimi controlli di Arpa. «Per no è un punto da tenere sotto controllo» sottolinea il presidente. Intanto, il processo in tribunale a Lodi per i conferimenti illeciti riprenderà l’8 luglio, con un udienza già programmata per il 4 novembre. Nella lista dei testi dell’accusa ci sarebbe anche l’ex viceprefetto Mariano Savastano e lo stesso Forti.