Caso mense a Lodi, ecco la tesi difensiva del Comune

Nel ricorso del broletto "la legge era rispettata" e "i comunitari sono svantaggiati"

Sara Casanova, sindaco di Lodi

Sara Casanova, sindaco di Lodi

Lodi, 16 gennaio 2019 - «Il Comune ha agito rispettando la legge». È scritto nel ricorso che la Giunta Casanova ha presentato l’8 gennaio ai giudici della Corte d’Appello di Milano che dovrà valutare il “caso mense”. La vicenda del regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, che il 13 dicembre è stato dichiarato “discriminatorio” costringendo a un passo indietro la Giunta leghista, continua la battaglia legale. L’avvocato del Comune Giuseppe Franco Ferrari, nelle 30 pagine del ricorso, sottolinea in tre punti come la sentenza del giudice milanese di primo grado, Nicola Di Plotti, possa essere ritenuta sbagliata. A partire dalla valutazione dell’articolo 3 del Dpr 445 del 2000, quello sull’autocertificazione.

«La lettura delle disposizioni regolamentari vigenti nell’ordinamento italiano consente di verificare agevolmente come il Regolamento adottato dal Comune di Lodi, nella parte in cui richiedevano allo straniero extracomunitario l’attestazione del possesso (o del mancato possesso) di beni patrimoniali all’estero e non dichiarati in Italia mediante documenti provenienti dalla componente autorità dello Stato estero, fosse pienamente legittimo, e anzi costituisse un atto obbligato», sottolinea nell’atto l’avvocato Ferrari. Il legale evidenzia come «la condizione delle famiglie di extracomunitari coinvolte non pare seriamente qualificabile come “di particolare svantaggio”».

Per il legale avrebbero avuto un peso determinante le Linee guida approvate dalla Giunta Casanova «proprio per superare eventuali difficoltà incontrate dai cittadini provenienti da Paesi extra Ue», e come la sentenza di primo grado avrebbe danneggiato i cittadini comunitari. «È evidente che il cittadino comunitario si troverebbe in una posizione di particolare svantaggio, essendo l’unico a essere sottoposto a rigorosi controlli circa la veridicità di quanto dichiarato e a subirne quindi le conseguenze». Nel mirino degli avvocati anche l’obbligo imposto dal giudice di Milano di far modificare in breve tempo il regolamento. L’atto è stato modificato in Consiglio comunale il 20 dicembre. Secondo il legale una sentenza della Cassazione del 2011 limiterebbe l’azione del giudice ordinario sulle decisioni delle amministrazioni pubbliche.