Caso mense a Lodi, Associazioni: "Il Comune rispetti la sentenza"

La richiesta arriva da chi ha presentato ricorso contro le norme emanate dall'amministrazione comunale, dichiarate "discriminatorie" dal giudice

Mensa a scuola (Foto Castellani)

Mensa a scuola (Foto Castellani)

Lodi, 19 dicembre 2018 - Il Comune di Lodi rispetti "la sentenza del Tribunale, modificando il regolamento che ha di fatto escluso i bambini stranieri dal servizio mense scolastiche e da quello degli scuolabus". Lo chiedono in una nota l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione e il Naga, le due associazioni che hanno presentato il ricorso contro le norme emanate dall'amministrazione comunale, dichiarate "discriminatorie" dal giudice di Milano Nicola Di Plotti con una sentenza depositata nei giorni scorsi. 

"A seguito della decisione del Tribunale - si legge nella nota firmata anche dal Coordinamento Uguali Doveri - si sono scatenate le reazioni più diverse: tante di approvazione nel veder affermato un principio fondamentale di uguaglianza. Altre di contestazione perché, si dice che, con questa decisione, i cittadini stranieri verrebbero avvantaggiati e che, invece, sarebbero auspicabili soluzioni 'assolutamente identiche per italiani e stranierì. Concordiamo! È esattamente quello che ha previsto il Tribunale!". Le associazioni precisano che "la soluzione 'egualitaria' auspicata dal presidente della Regione Lombardia Fontana è appunto quella indicata dalla normativa vigente, alla quale ha fatto riferimento il Tribunale di Milano: tutti, italiani e stranieri, devono sottoporre all'Agenzia delle entrate e all'Inps le proprie dichiarazioni su patrimoni e redditi in Italia e all'estero». E non è vero, aggiungono, «che lo Stato disponga di strumenti di controllo maggiori sulle dichiarazioni di un italiano rispetto a uno straniero» e «non vi è alcun motivo per cui la documentazione richiesta debba essere diversa". Le associazioni invitano, infine, anche "la Regione Lombardia a revocare la delibera di giunta" del 31 luglio 2017 "con la quale, pur non avendone nessun potere, invitava i Comuni lombardi a predisporre regolamenti discriminatori, come poi fatto dal Comune di Lodi".