Casalpusterlengo, il Consiglio di Stato boccia il piano moschea

La sentenza conferma quanto stabilito dal Tar e dunque il centro culturale islamico non può essere destinato a luogo di culto

Per gli islamici di Casale niente preghiera comunitaria

Per gli islamici di Casale niente preghiera comunitaria

Casalpusterlengo (Lodi), 25 giugno 2019 - Il Consiglio di Stato conferma quanto stabilito dal Tar e dunque il centro culturale islamico non può essere destinato a luogo di culto. L’udienza è di giovedì scorso e la pubblicazione del testo è avvenuta in queste ore. Il contenuto messo nero su bianco dai giudici dell’organo giurisdizionale dunque dà ragione al Comune che aveva di fatto emesso il 14 gennaio scorso un provvedimento di ripristino dei luoghi in quanto la struttura di via Crema si configurava come luogo di culto e dunque non compatibile con gli strumenti urbanistici in vigore (nel Pgt l’area è destinata a servizi tecnologici).

I fedeli islamici avevano ricorso al tribunale amministrativo regionale chiedendo l’annullamento previa sospensiva ma il Tar, a maggio, aveva sottolineato che «la qualifica del manufatto oggetto dell’ordinanza di demolizione come “luogo di culto” è il risultato di una adeguata istruttoria da parte dell’amministrazione» e che «la suddetta destinazione dell’immobile presupponeva pertanto il rilascio di un permesso di costruire per il cambio di destinazione d’uso, anche in assenza di opere edilizie».

Dunque dal Tar è arrivato il primo no agli islamici che hanno poi ricorso al Consiglio di Stato. Quest’ultimo di fatto ha confermato quanto espresso in precedenza dalla sezione milanese del tribunale amministrativo. «Il provvedimento appare coerente rispetto alla destinazione urbanistica vigente - si legge nel testo, anche se è stato specificato che “per attività di culto” si intende «l’afflusso generalizzato e periodico di una moltitudine di persone». E dunque il Consiglio di Stato ribadisce «il provvedimento impugnato non risulta invece idoneo ad incidere sulla libertà religiosa e sul diritto di intrattenersi per eventualmente svolgere anche l’attività di semplice preghiera». Ma ora, nel concreto, cosa succederà? In teoria la struttura di via Crema non dovrebbe essere più adibita a luogo di culto con «afflusso generalizzato e periodico». E, all’interno del Pgt attualmente in vigore, un’area vocata ad attrezzature religiose c’è ed è stata individuata a suo tempo a Zorlesco. Ora toccherà l’amministrazione comunale di centrodestra far rispettare la propria ordinanza la quale era stata emessa dagli uffici sotto il governo del sindaco progressista Concordati.